Al vederle e sentirle le prime volte sembrava quasi impossibile che la tv sapesse raccontare storie normali e belle di persone “comuni” trasformandole in un racconto universale. Così come, qualche settimana fa, è sembrato impossibile che la Rai vi abbia rinunciato rinunciando al programma che quelle storie le racconta: Sconosciuti - La nostra personale ricerca della felicità. Una serie di Simona Ercolani, prodotta da Stand by me, passata ora a LaEffe (canale 139 di Sky) per quaranta puntate da venticinque minuti ciascuna in onda ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 20.40 e dal prossimo anno anche su Tv2000. È così che abbiamo ricominciato a seguire tra le altre le vicende di Giuseppe e Francesco, amici da sempre, appassionati di cucina, che dopo varie vicissitudini hanno realizzato il sogno della loro vita: aprire insieme un ristorante. Oppure quelle di Mariapiera e Andrea, pensionati, sia pure di lusso, che il loro sogno americano non l'hanno realizzato: si è infranto con l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy e la scoperta di una società diversa e meno accogliente di quanto potesse apparire a prima vista. Hanno però realizzato di stare insieme una vita, ritrovandosi ogni volta, negli States come in Italia, più uniti che mai, grazie al «segreto di volere che sia così», mettendo «da parte le cose che non contano» per tenere «quelle che contano». Così, con elementari ma sagge «filosofie», gli Sconosciuti trovano la loro strada per superare i piccoli e grandi ostacoli dell'esistenza, offrendo, al tempo stesso, lo specchio fedele di un Paese reale, fatto più di provincia che di grandi città, che esiste nonostante che in tanti vogliano farci credere il contrario proponendoci un Paese virtuale senza valori e per questo infelice. Qui si raccontano storie di famiglia, di amicizie, di amori, storie di abbandoni e di ricongiungimenti, di distanze fisiche e simboliche destinate ad accorciarsi, di disabilità che diventano abilità, di difficoltà economiche che diventano la spinta per invertire la tendenza con forze e idee nuove. Un'appassionata epica del quotidiano in cui le telecamere si inseriscono con discrezione raccogliendo testimonianze dirette, immagini d'epoca e foto dall'album di famiglia con un linguaggio televisivo semplice, come le filosofie di vita raccontate, ma efficace.