L’emozione di trovarsi nella “chiesa dei poveri“
Alla fine, felice approdo in mattinata a Barcellona, dove trascorrere una giornata di visita e “relax”. Chi è andato in piscina per togliersi di dosso la polvere e il sudore; chi si è dedicato al turismo sulle Ramblas; chi ha fatto shopping. Alcuni di noi hanno avuto la fortuna di poter visitare la Sagrada Familia con una guida d’eccezione: p. Jose Maria, rettore della basilica. Difficile esprimere in poche righe l'emozione di questa straordinaria narrazione in pietra del mistero cristiano. Le facciate e le torri pensate da Gaudì intendono proporre all'uomo contemporaneo il senso della fede, come un gigantesco annuncio evangelico: una Chiesa-in-uscita che mostra all’esterno ciò che all'interno si può incontrare nella preghiera e nella liturgia. Dentro, infatti, si fatica a trovare statue o dipinti, mentre la foresta di pilastri e puntoni conduce lo sguardo e il cuore verso l’alto, in direzione di Dio. La “chiesa dei poveri”, ancora adesso finanziata dalle offerte della gente comune (e dai biglietti dei turisti), non è ancora finita, a un secolo e mezzo dall'inizio dei lavori; mi pare però che rappresenti quella espansione missionaria della gioia cristiana che Papa Francesco ha indicato ai giovani a Lisbona. Questa giornata, insomma, ha degnamente inaugurato il post-Gmg. Stasera, dopo la Messa in Cattedrale, ultima tappa per Lucca, passaggio finale dall'evento al quotidiano, dallo straordinario al feriale. © riproduzione riservata