Fino a qualche tempo fa, la fama di Gottfried Heinrich Stoelzel (1690-1749) era perlopiù legata alla presenza di alcuni suoi brani all'interno dei Clavierbüchlein approntati da Johann Sebastian Bach per lo studio e il diletto della sua giovane sposa, Anna Magdalena: «quaderni per tastiera» che rappresentavano una sorta di antologia d'uso domestico, in cui inni sacri venivano annotati al fianco di arie profane e canzoni d'amore. Recentemente, grazie alle spinte commerciali del mercato discografico e ai più nobili impulsi forniti dagli studi musicologici, la conoscenza della parabola artistica di Stoelzel ha compiuto importanti progressi.
Direttore musicale presso la Corte di Gotha per quasi un trentennio, il musicista sassone si è dedicato indistintamente, con grande impeto e ricevendo autorevoli attestati di stima, alla composizione di musica da camera e di drammi musicali, ma soprattutto di Oratori, Messe, Mottetti, Passioni e di un numero sbalorditivo di Cantate (oltre 1200, realizzando quattro doppi cicli completi per l'anno liturgico). All'interno di tale monumentale produzione, in larga parte andata perduta, l'attenzione dell'ensemble strumentale Händel's Company, del Kammerchor der Marien Kantorei Lemgo e del direttore Rainer Johannes Homburg si è soffermata su una brillante selezione di Cantate tratte dall'Oratorio di Natale (cd pubblicato da MDG e distribuito da Jupiter), lavoro concepito da Stoelzel per celebrare appunto le festività natalizie del 1728.
Insieme con pagine di raffinatissima fattura - come la "bachiana" aria per soprano della Cantata del Giorno di Santo Stefano o il quasi "impressionista" brano iniziale della terza Cantata - c'è un piccolo dettaglio, diligentemente riportato nelle note di copertina del disco, che getta una luce particolare su queste opere: nell'edizione a stampa fatta pubblicare dallo stesso autore, il Corale che chiude ogni singola Cantata, ricavato dalla tradizione luterana, non riporta né il testo, né la notazione musicale, ma semplicemente l'indicazione del numero di pagina riferita al Libro degli Inni a quel tempo in uso a Gohta. Per permettere all'intera assemblea dei partecipanti alle funzioni di unirsi al canto del coro, ad accrescere la generale atmosfera di giubilo finale.