Un rappresentante in pensione vive in California in una bella casa con vista mare. L'unico problema è che le stanze sono inagibili perché piene zeppe di tutto un po'. L'uomo è un accumulatore compulsivo, affetto cioè da una malattia che sembra colpire molte altre persone, come ad esempio Randy, dell'Ohio, che ha riempito la casa di oggetti fin quasi al soffitto. Mentre Simon, ex medico di Philadelphia, ha trasformato il suo studio in una pattumiera piena di blatte. «Mi copro le orecchie perché non voglio che gli scarafaggi ci entrino dentro», racconta una donna colpita dallo stesso impulso. C'è poi Fred, che compra di tutto e attribuisce la fobia a una carenza affettiva: «Mi sentivo solo e ho fatto acquisti per stare meglio». Tante storie al limite del verosimile raccontate in un assurdo docu-reality dal titolo Sepolti in casa, che conta già cinque stagioni. È iniziato nel 2010 sull'emittente statunitense Tlc e poi approdato in Italia su Real Time e ora in onda la domenica sera su Nove. La serie si concentra sulle vicende personali dei cosiddetti “hoarder”, termine inglese che definisce i soggetti affetti da disposofobia. Di fatto un disturbo mentale caratterizzato da un bisogno ossessivo di acquisire di tutto, senza poi utilizzare né buttare via niente, nemmeno le cose inutili o pericolose per la salute. Gli “hoarder” vengono aiutati da uno psicoterapeuta e da un “personal organizer” a rendere nuovamente agibili gli spazi abitativi. Domenica scorsa, tra le altre, è stata narrata la storia di Susan e della sua casa in Pennsylvania dove i topi sbucano da tutte le parti tra le montagne di roba accumulata. «Nonostante abbia commesso degli errori nella mia vita, la mia famiglia mi vuole ancora bene», dice la donna in un momento di lucidità. Ma fatta salva questa affermazione, c'è veramente da chiedersi che senso abbia un programma del genere se non quello di trasformare in spettacolo l'abbrutimento di persone comunque malate e quindi non capaci di intendere e volere, anche se quasi tutte le puntate si concludono con il successo del percorso di riabilitazione. Qualcuno, dopo aver saputo che in America il programma è diventato un cult, si chiede se ci sarà prima o poi un Sepolti in casa Italy? Speriamo di no. Di tv spazzatura da noi c'è n'è fin troppa. E questa lo sarebbe anche nel vero senso del termine.