L'ARENA DELL'AVERE
ottenuto da Pier Paolo Pasolini: poco dopo lo scrittore avrebbe concluso tragicamente i suoi giorni. Il testo è molto intenso e riflette una forte critica contro una società che da allora non è che sia significativamente mutata
a livello etico. Anzi. L'"educazione comune", quella che è somministrata come un prodotto di consumo dalla televisione ma anche dalla maggior parte delle "cattedre" ufficiali, è tutta racchiusa in quel trittico verbale: avere, possedere, distruggere (o consumare). Quella che Pasolini suggestivamente chiama "l'arena dell'avere" è il campo ove si celebrano le vere competizioni politiche, sociali, sportive e persino culturali. Con terrore lo scrittore-regista giunge al punto di affermare: «Io scendo nell'inferno. Ma state attenti: l'inferno sta salendo da voi». Certo, non bisogna cadere nella trappola dell'apocalittica per cui tutta la storia e la società sono sotto il vessillo del Maligno. Ma non ci si può neppure ridurre a figure incoscienti che banchettano su un baratro, privi di tensione e di moralità, pronti solo a cercare cose e possessi, incapaci di ascoltare la coscienza, di donare amore e di scoprire la verità.