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L'antica intelligenza degli artigiani e la cultura di «noi informati»

Alfonso Berardinelli sabato 5 marzo 2011
Stavo pensando al destino dell'artigianato, oggi quasi sparito ma forse in lenta ripresa. Ecco: quando c'erano più artigiani e operai specializzati, la nostra società era migliore. L'artigiano era un tipo umano creato dal modo di lavorare, dall'arte della precisione, dall'istinto o dalla cultura del fare bene le cose con le proprie mani, usando strumenti semplici e macchine comprensibili, come martello, pinze, lima, tornio" Chi è stato bambino e adolescente negli anni Cinquanta o non è vissuto in città, ricorda certamente di aver passato delle ore a guardare incantato falegnami, calzolai, fabbri, meccanici, sarte, magliaie, eccetera. Uno dei libri più interessanti che ho letto negli ultimi anni è The Craftsman (L'artigiano) del sociologo americano Richard Sennett (Feltrinelli). Il tema sta tornando d'attualità. Forse se continuo a scrivere a mano con convinzione crescente è perché voglio sentirmi anch'io artigiano, non voglio perdere quel poco di manualità in un mestiere così poco fisico come quello di scrivere.
Ecco: stavo giusto pensando a questo quando ho letto sull' "Avvenire" del 23 scorso la garbata polemica di Ferdinando Camon con Paola Mastrocola. Quest'ultima ha proposto ai giovani di riprendersi «la libertà di non studiare», cominciando a lavorare prima dei vent'anni. Camon non è d'accordo. Fa il ritratto di un posatore di piastrelle, bravissimo ma ignorante, inconsapevole e disinformato di tutto. Leggendo l'elenco delle cose di cui quell'operaio è ignaro, tendevo più ad apprezzarlo che a deplorarlo. Erano tutte cose che "noi informati" crediamo di sapere ma in realtà capiamo poco: il bilancio dello Stato, la finanza, le guerre, le relazioni internazionali. Camon condanna questa ignoranza e indifferenza e dice che è fondamentale interrogarsi sulla vita e sapere come funziona il mondo" Io vengo da una famiglia di operai-artigiani: mio padre e i miei zii discutevano di tutto, erano più intelligenti, consapevoli e coraggiosi della maggior parte degli intellettuali che ho conosciuto.