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L’anonimo napoletano sa di calcio più della Bobo Tv

Massimiliano Castellani sabato 11 novembre 2023
«Bonucci, sei passato dalla Juve alla Longobarda!». Lo sfottò dell’anonimo napoletano all’ex difensore bianconero dell’Union Berlino, è da Premio Flaiano. Gente della strada come questa, sì che meriterebbe di condurre trasmissioni satiriche, altro che la Bobo Tv. L’Italia pallonara si interroga sul perché si sono separati gli ex quattro amici al Bar Sport, anzi i quattro furbetti del palloncino, qualcuno di loro è persino amico e confidente telefonico dell’innominabile, F.C. Che non sta per Football Club, ma per Farabuttismo Continuo. Neanche per lo scioglimento dei Beatles ci fu la stessa attenzione che i social e i tigrotti da tastiera hanno riservato al format del tirannico Bobo Vieri, rimasto un solo uomo al comando della sua Tv e agli altri tre ex mutandieri fuoriusciti miseramente dal gruppo: mister «impressionante» Nicola Ventola, la voce di Bari Vecchia Antonio Cassano e il filosofo errante (da errare, cioè che erra spesso anche nel giudizio tecnico) Lele Adani. Quattro signori delle risate, tra diloro, che si erano inventati il classico giochino social dell’influencer mascherato da infotainment sul calcio. Al di là delle individuali conoscenze in materia pallonara che ne fa dei perfetti adepti della categoria di cui Mourinho diffida, «chi sa solo di calcio non sa nulla», il dibattito tra questi quattro paraguru rimbalzava sempre nell’area della banalità. Il senso del calcio per gli ex bobotizzati è racchiuso nella formula spicciola «ho giocato in Serie A e quindi posso giudicare e dare dello “scarpone” perfino a un Pallone d’oro». Stiamo parlando di quattro mister fairplay, che insieme, a casa d’oro hanno solamente la collezione dei Tapiri di Striscia, e devono ringraziare il signor Antonio Ricci che continua a metterli dentro la notizia. A noi il perché del loro scioglimento non ci tocca, e a chi interessa consigliamo di ascoltare il saggio Claudio Ranieri che insegna: «I problemi della pentola li sa il coperchio». Dopo una settimana di guerriglie ultrà (vedi vigilia Milan-Psg e affini) che seguono le strategie belliche della Striscia di Gaza (e tutto per una partita di calcio) per ritrovare il sorriso dobbiamo andare oltreoceano, e assistere alla festa carioca del Fluminense che, battendo gli argentini del Boca Juniors, sotto il cielo del Maracanà ha alzato la Copa Libertadores. L’eroe dei brasiliani porta un nome altisonante: John Kennedy. Sì come il Presidente degli Stati Uniti assassinato a Dallas il 22 novembre di sessant’anni fa. A battezzarlo così è stato il padre, grande appassionato degli Usa e della loro storia. Un brasiliano anti-Lula, ma almeno l’omonimia stempera questo clima perenne da ultimo stadio. L’ironia salva il mondo e una città come Firenze, patria de Gli amici miei monicelliani, invece di accanirsi con la solite violenze verbali (striscioni inneggianti alla morte degli juventini) dovrebbe godersi lo spettacolo satirico che offre perfino il campo: solo i viola possono permettersi di sostituire Ranieri
(Luca, centrocampista classe 1999) con Mina (Yerri, difensore colombiano). Violenti degli stadi e dell’etere, una risata prima o poi vi seppellirà. © riproduzione riservata