L'anno nero degli alimentari
A delineare un quadro di questo genere è stato Lennart Bage, il presidente dell'Ifad (il Fondo Internazionale per lo Sviluppo agricolo) parlando alle Commissioni Esteri e Agricoltura di Camera e Senato.
Ciò che appare come la vera novità, è il fatto che il panorama dei mercati alimentari internazionali è radicalmente cambiato e in brevissimo tempo.
«Negli ultimi vent'anni " ha spiegato Bage " il cibo sul mercato internazionale era stato disponibile e a prezzi ragionevoli, sicché la necessità di continui investimenti in agricoltura ha perso la sua urgenza e ha smesso di ricevere un'attenzione prioritaria da parte dei governi e di altri finanziatori. Ne è risultato un crollo di investimenti nazionali in agricoltura nei Paesi in via di sviluppo». Tutto mentre le agricolture avanzate " europea e statunitense in particolare " facevano passi da gigante provocando altre difficoltà di mercato e di bilancio soprattutto per l'Unione europea.
Di fronte a problemi di questo genere, Bage ha indicato alcune cose da fare. Prima di tutto riuscire a non rincorrere sempre l'emergenza, ma creare le condizioni per garantire sicurezza alimentare a lungo termine. Poi far crescere gli investimenti nella ricerca agricola; e ancora investire nelle dotazioni di infrastrutture locali, come l'irrigazione, le comunicazioni, l'energia e i trasporti. Per l'Ifad, poi, è necessario mettere in condizione i piccoli contadini (che rappresentano circa 450 milioni di aziende) di accedere ai servizi finanziari e di sfruttare le rimesse degli emigrati. Infine, l'Ifad insiste sulla necessità di assicurare a tutti l'accesso ai fattori di produzione (semi e fertilizzanti prima di tutto). Apparentemente tutto semplice, o quasi. Perché il vero problema è che per fare tutto ciò occorrono risorse finanziarie che, invece, diminuiscono troppo velocemente. La percentuale degli aiuti per l'agricoltura nell'Official development assistance (ODA), il totale degli aiuti allo sviluppo, è scesa dal 18% nel 1979 al 2,9% nel 2006. Per soddisfare la domanda di cibo che cresce, occorrerà trovare altre strade ma queste difficilmente ci saranno.