«N
on credo che l'anima si sciolga completamente dal corpo (…) L'unione col corpo si allenta quel tanto che basta per dare più gioco all'anima, che si raccoglie in se stessa e recupera la sua capacità di elevarsi». È un passaggio dalla riflessione sul sogno di Joseph Addison, pensatore settecentesco citato da Borges nel suo Libro di sogni
. E particolarmente interessante il ruolo centrale attribuito all'anima, così forte da noncedere quando il corpo cade vinto dal sonno. L'uomo si interroga sul sogno dal giorno in cui fu tale e non più ominide. Ma il Novecento ha visto dominare in Occidente una concezione meccanica del sogno, tendente a privarlo della sua natura misteriosa, in ultima analisi inafferrabile, natura chei veri artisti conoscono dai tempi di Altamira. Qui, in questo pensiero fatto proprio da Borges che lo antologizza e adotta, il sogno è la prova della potenza dell'anima. La prova che il mondo fisico, la cui realtà è inconfutabile, non esaurisce lo spazio e la natura della realtà. Non si tratta, ripeto, di sottovalutare la realtà fisica, con tutto ciò che consegue, ma semplicemente di essere certi che non è l'unica, anche nella vita di tutti i giorni. Sapere che l'anima è potente, che il nostro corpo non è solo, può essere un ottimo antidoto all'abbattimento, la sfiducia, la depressione, malattie del nostro tempo.