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L'anglo catenaccio vince in due mosse

Italo Cucci venerdì 4 aprile 2008
Roma non ha fatto la stupida, l'altra sera. Niente incidenti: la
finale di Champions del 2009 non rischia di esser revocata. Alla fine, con comportamento quello sì molto inglese, i giallorossi, pur sconfitti, sono stati consolati da cori di passione. Così si fa. Voglio credere che dalla morte di Gabriele Sandri sia cambiato qualcosa, che la visita in curva Sud di quel padre doloroso nell'ultimo derby abbia umanizzato gli esaltati. Credo che anche la competenza
abbia avuto la sua parte nel ravvedimento globale.
Direte: che c'entra? L'esperienza m'insegna che molti accadimenti negativi, all'interno dello stadio, siano dovuti all'incompetenza.
Per esemplificare: all'urlante mucchio selvaggio di tante trasmissioni televisive che non affrontano mai la sostanza del calcio, il gioco, e vivono di speculazioni emotive, di moviole e labiali. Di ignoranza sul fronte della tecnica e della tattica. L'intenditore non può farne a meno. E quando «capisce» la partita, si fa una ragione anche della sconfitta più amara. Come l'altra sera.
Io credo che la sola presenza

di Sir Alex Ferguson sulla panchina del Manchester United sia un deterrente contro la faziosità irragionevole. Da come ha messo la squadra in campo s'è capito dove andava
a parare: l'utilizzo dell'insolito coreano Park ha disegnato una tattica intelligentemente ostruzionistica.
Sì, Ferguson ha reso omaggio alla nostra antica scuola del profitto meno svolazzi, più gol, meno esibizioni estetizzanti, più vittorie e ci ha fornito una versione del calcio all'italiana che chiameremo "anglo-catenaccio". Lo stesso spesso impiegato da Benitez nel Liverpool d'assalto.
Oggi sappiamo che anche in Inghilterra quasi tutti i salmi finiscono in contropiede.
Gloria ai padri Gipo Viani e Nereo Rocco e al loro profeta, Gianni Brera, che ci insegnò a vedere e a capire. Oggi sono lieto di aver contribuito alla conoscenza del Verbo se anche questo - come credo - serve a meglio gustare le vittorie e sopportare le sconfitte.
Il ritorno della Roma mercoledì prossimo a Manchester potrà forse non cambiar nulla, come sostengono i cultori del muscolo, ma in realtà un'attenta applicazione tattica potrebbe dare ai giallorossi
quel che meritano: il riconoscimento del miglior modulo e un successo. Ferguson, naturalmente, non
si farà trovare impreparato ma non gli mancheranno le grane. Stavolta non sarà Park a risolvere il problema di fondo.
A proposito di Ferguson, vorrei dire che mi fanno ridere quelli del calcio che lo riveriscono per i suoi ventidue anni di milizia alla guida dei signori dell'Old Trafford. Da noi, ormai si guarda ai record di segno contrario: la durata minima di un tecnico sulla panchina.
Per ora vincono i dipendenti

di Zamparini, ma tutto il campionato fa la sua parte,
con una dozzina di tecnici già sostituiti dagli aspiranti in sala d'attesa. L'ultimo, Walter Zenga, appena arrivato a Catania, inaugura la nuova serie degli allenatori collocati dalla tv. Dimmi come giocano gli altri e capirò chi sei. Se bastasse...