Era da tempo che non si registrava un'attesa così o perlomeno tanti stimoli ad accogliere una fiction come un evento, nel vero senso della parola. Qualcosa del genere era successo per il ritorno di un programma storico come il Rischiatutto con Fabio Fazio e Ludovico Peregrini (il mitico “Signor No” dei tempi di Mike Bongiorno) passato per una gestazione e soprattutto per una pubblicizzazione martellante e prolungata. Questo volta è toccato a una serie tv: L'amica geniale, otto capitoli a firma di Saverio Costanzo, tratti dall'omonimo romanzo di Elena Ferrante, in onda due per volta da ieri sera su Rai 1 in contemporanea con Raiplay e Timvision, annunciati e attesi con tanto di countdown, dopo un'anteprima mondiale all'inizio di settembre alla Mostra del cinema al Lido di Venezia. Certo che la produzione è importante: accanto alla Rai, c'è appunto Timvision e la statunitense Hbo. Ci sono poi i dieci milioni di lettori dei libri della Ferrante e c'è un regista che porta il cognome del padre Maurizio che in televisione apre tante porte. Ma c'è anche l'accresciuta qualità della fiction italiana. Lo abbiamo verificato ieri sera con l'inizio di questa storia di amicizia tra due ragazzine, Lila e Lenù, nata sui banchi di scuola nella Napoli degli Anni Cinquanta. Una storia ripercorsa con l'espediente del flashback e quindi con la mediazione del ricordo, che può rendere alcune cose meno realistiche e più simboliche, ma non per questo meno efficaci come il ricostruito quartiere napoletano, microcosmo di ignoranza e di povertà, ma anche di prevaricazione. Un ghetto chiuso dal terrapieno della ferrovia sotto al quale si apre il tunnel che porta al mare, ma anche all'ignoto. Lila e Lenù lo attraversano, ma poi tornano indietro. Il loro sogno di libertà e di emancipazione è rimandato. Andrà conquistato, senza fughe dalla realtà, attraverso l'istruzione che gli ottusi genitori per primi vorrebbero negare. A dircelo saranno i capitoli successivi, quando Lila e Lenù non avranno più i volti della dodicenne Ludovica Nasti e dell'undicenne Elisa Del Genio, che in questi primi due episodi ci hanno pure commosso. Un po' come succedeva con i film neorealisti a cui Costanzo dedica un omaggio con la citazione della più famosa sequenza di Roma città aperta riproponendola nell'arresto di un falegname padre di cinque figli.