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L’Amazzonia come luogo sacro per la vita di tutti

Mónica Benavides martedì 11 giugno 2024
Quella che oggi è conosciuta come “ecologia integrale” fa parte integrante della cosmoesistenza dei popoli del continente americano, il cui nome originario è Abya Yala. Questa si riflette chiaramente in una lettera che il capo Seattle della tribù Swamish inviò al presidente degli Stati Uniti nel 1854. La lettera esprime un profondo legame con il creato, basato su relazioni eque tra soggetti, dove la parola acquisisce significato perché compie ciò che dice. In questo contesto, ogni cosa assume un posto e un significato, intrecciati in un simbolismo profondo che conferisce un senso sacro all'esistenza comune. Questa stessa cosmoesistenza abbraccia il territorio Panamazzonico, che include diversi Paesi del Sudamerica e sta risvegliando un sentipensare critico per la sua rilevanza ecologica, sociale, culturale ed ecclesiale. La regione amazzonica, spesso definita il polmone del pianeta, è uno dei biomi più ricchi e vitali del mondo. Grazie alla sua posizione e alle condizioni climatiche favorevoli, è l'area con la maggiore piovosità. Tra le sue vaste distese di foresta pluviale tropicale, si nasconde un tesoro naturale poco conosciuto: i fiumi volanti, correnti di vapore caldo che irrigano gli ecosistemi come veri e propri fiumi nel cielo. Ma la loro esistenza è minacciata dalla deforestazione. L'Amazzonia è un bene comune dell'umanità, e la sua cura richiede una corresponsabilità collettiva per garantire la conservazione degli ecosistemi. È fondamentale agire come custodi della diversità bioculturale, del benessere delle popolazioni e dell'equilibrio climatico. L'Amazzonia necessita di interventi di ripristino a molti livelli. In questo contesto, stanno emergendo sempre più processi di riflessione e proposte da parte della società civile, insieme a spazi di collaborazione tra le organizzazioni che lavorano per la difesa dell'Amazzonia e dei diritti dei suoi popoli. Queste organizzazioni riconoscono l'importanza delle culture locali, promuovono l'autonomia delle comunità, sostengono la resistenza e favoriscono processi di mobilitazione, dibattito e proposte per contrastare il degrado e l'asservimento del territorio. Chiedono giustizia ambientale e rispetto dei diritti della natura, promuovendo la coesistenza interculturale e la convivenza nella comunità di vita, minacciate dagli interessi economici e politici. Rendere visibili le richieste dei popoli indigeni e sfidare i governi e gli interessi privati è essenziale per affrontare problemi irreversibili. La Chiesa ha preso seriamente l'impegno di camminare al fianco dei popoli dell'Amazzonia. La Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM) ha svolto un lavoro significativo insieme alle comunità e agli attori territoriali per affrontare collaborativamente le sfide e i problemi della regione. La visita di Papa Francesco nell'Amazzonia peruviana nel 2018 ha avuto una grande rilevanza, poiché ha ascoltato i canti e le ferite dei popoli amazzonici. L'enciclica Laudato si' ha avuto un forte impatto nella difesa della Casa Comune, e l'intero processo del Sinodo dell'Amazzonia ha aperto nuove strade per la Chiesa, rivelando il volto di una Chiesa amazzonica. Da questo processo è nato un organismo territoriale senza precedenti: una Conferenza non episcopale, ma ecclesiale. La Conferenza Ecclesiale dell'Amazzonia (CEAMA) rappresenta un nuovo soggetto ecclesiologico territoriale, emergendo come un contributo alla missione della Chiesa in Amazzonia. Questa Conferenza è il frutto di un lungo processo di discernimento durante il Sinodo. Inoltre, l'esortazione apostolica “Querida Amazonia” incarna il sentipensare e i sogni di trasformazione sociale, culturale, ecologica ed ecclesiale, integrando l'interconnessione dei popoli con il loro territorio. © riproduzione riservata