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L'altro «Nabucco», oratorio barocco

Andrea Milanesi venerdì 14 febbraio 2014
Oltre un secolo e mezzo prima che Giuseppe Verdi volasse sull'ali dorate della propria creatività, le vicende del popolo ebraico e del re babilonese Nabucodonosor avevano acceso l'ispirazione del compositore calabrese Michelangelo Falvetti (1642-1692), le cui scarse notizie biografiche si concentrano perlopiù sulla sua attività di maestro di cappella in Sicilia.Proprio a Messina nel 1683 andò in scena per la prima volta il suo Nabucco, oratorio sacro che attinge ai testi biblici del Libro di Daniele e rappresenta una trasposizione ideale della situazione storica e politica coeva, che vedeva il popolo siciliano sottostare al giogo della dominazione spagnola.Il fluttuante prologo chiamato a evocare le onde del fiume Eufrate introduce gli episodi che vedono protagonisti Nabucco, Daniele e soprattutto i tre giovani Giudei condannati per non essersi prostrati davanti alla statua d'oro del sovrano babilonese, poi miracolosamente salvati dalle fiamme in virtù dell'intervento divino. L'impianto formale e stilistico è quello dell'oratorio barocco, playground naturale per il direttore Leonardo García Alarcón che, pur concedendosi qualche licenza nell'ampliamento dell'organico corale e strumentale, supplisce alla minata attendibilità filologica del progetto con un più che convincente approccio all'impronta drammaturgica altamente spettacolare della partitura. GUARDA E ASCOLTA UN ESTRATTO DELL'ALBUMCappella Mediterranea /L.G. AlarcónFALVETTI / NABUCCO
Ambronay / Ducale