L'ALTRO
(1943; tr. italiana Il Saggiatore 1964). Esse descrivono il rapporto d'amore genuino. Nella relazione c'è, infatti, sempre in agguato la tentazione del possesso dell'altro, sia finalizzandolo a un proprio disegno sia giudicandolo e riducendolo al proprio schema di valutazione. L'altro si trasforma, così, in un oggetto più o meno utile o necessario. Ben diversa è, invece, l'esperienza d'amore.
L'amante non vuole coartare l'amato, non esige una prestazione né si accontenta di possedere un soprammobile o un automa oppure di conquistare un essere con cui divertirsi e poi gettare via. Tutto questo accade col rapporto meramente sessuale. L'amore è , invece, ricevere l'altro come un dono libero; è la reciprocità nella comunione che rende l'uno tutto dell'altro e viceversa. È ciò che è detto in modo folgorante della donna del Cantico dei cantici: «Il mio amato è mio e io sono sua" Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2, 16; 6, 3). In questa luce si comprende che l'amore - come ha ribadito ripetutamente Cristo - dovrebbe essere la modalità dominante delle relazioni interpersonali. Io entro in contatto con l'altro non per possederlo o sfruttarlo, ma per accoglierlo e farmi accogliere. E il risultato è molto più ricco, efficace, persino più produttivo di quanto accada col dominio e il controllo dell'altro.