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L'altra velocità è come rugiada che cade dalla foglia

Mauro Berruto mercoledì 6 giugno 2018
Di tanto in tanto è bello e utile fare un esercizio di rallentamento dalla velocità frenetica, dall'ingordigia di emozioni che cerchiamo con ossessione, che ci toglie il fiato e che ci ha privati della bellezza del guardare un gesto lento, misurato, perfetto. Lo sport ha scalato questa tendenza nel corso degli ultimi venti anni. Alla fine del secolo scorso Björn Borg dipingeva sul rosso dei campi da tennis pallonetti e passanti perfetti e Kareem Abdul-Jabbar disegnava sul parquet dello Staples Center di Los Angeles la parabola lemme del suo "gancio cielo". Oggi tutto è veloce, forte, dirompente. Veloci le superfici su cui si gioca, veloci i materiali, velocissimi i muscoli degli atleti che fanno viaggiare a velocità fulminee palle, palloni, palline, cazzotti, attrezzi. Cronometri, tachimetri e dinamometri rendono qualsiasi gesto tecnico di qualsiasi sport, una fiammata, un lampo, una sportellata. È la legge del mercato, verrebbe da dire.
In effetti non c'è dubbio: questo è ciò che il pubblico desidera, vuole, cerca. I tifosi chiedono velocità, sono terrorizzati dall'idea di annoiarsi. Ci siamo assuefatti a un modo istantaneo di vedere il mondo, attraverso vie che passano in superficie ed è in atto una rivoluzione semantica sul significato stesso di "superficialità" e "profondità" che deve prescindere da ogni possibile giudizio. È piacevole allora ritagliarsi dei momenti che sospendano il tempo, delle oasi rigeneratrici che possano in qualche modo riconciliare con il senso di un gesto bello e fatto bene. Ho avuto modo, nel corso di una competizione di tiro con l'arco, il più antico degli sport moderni, di assistere a una dimostrazione di Kyudo, l'arte dell'arcieria tradizionale giapponese. È una disciplina molto vicina alle arti marziali e si riconosce in due scuole: una, di origine guerriera, assegna una certa importanza al fatto che il bersaglio sia centrato, l'altra più filosofica, si concentra solo sull'esecuzione perfetta del gesto e sull'armonia del volo della freccia sostenendo l'idea (meravigliosamente antistorica) che se il bersaglio non viene colpito, tutto sommato, non sia poi così importante. In ogni caso, mi hanno spiegato, se il gesto viene fatto a regola d'arte (ci sono 7 passaggi fondamentali nell'esecuzione del tiro che vanno studiati ed esercitati, ciascuno, per molto tempo) la freccia nel bersaglio ci andrà di sicuro.
Dopo alcuni gesti messi in fila con una certa logica, arriva il momento di scoccare la freccia, farla partire e non avere più altro da fare che godere del suo volo. Il momento del rilascio è determinato da un'impercettibile rotazione verso l'esterno dei due polsi: quello della mano che regge l'arco e quello della mano che trattiene la corda. È come se le due mani fossero tenute insieme da un filo invisibile che, in un certo esatto istante, qualcuno decide di tagliare lasciando ai due polsi la possibilità, per inerzia, di ruotare leggermente in direzione opposta. L'occhio umano, tanto più occidentale, non si accorgerebbe mai di tutti questi dettagli se non fossero narrati, ma il racconto esalta due aspetti: il primo è che il pensiero vada solo all'armonia del gesto, mentre pensare al successo (ovvero al fatto che la freccia possa colpire il centro del bersaglio) sia solo un banale elemento dell'esercizio. Il secondo è il desiderio di studiare ogni microscopico dettaglio, per poter fare un gesto bene che raccolga contemporaneamente forza, armonia e bellezza. Gli antichi maestri giapponesi, che ben sapevano che l'importanza di una metafora vale più di mille parole, hanno confezionato e tramandato nei secoli un'immagine che serve all'arciere per imparare a "far arrivare" il momento del rilascio. Si chiama Urori e letteralmente significa: "Il distacco della rugiada dalla foglia". Già, perché come dice il Maestro Urukami Sakae: «Posandosi sulla foglia di una pianta di riso, la rugiada poco a poco converge verso la sua estremità. La foglia, quando non ne sostiene più il peso, lascia cadere la rugiada naturalmente, senza trattenerne neanche una goccia. In questo modo, la rugiada sulla foglia si annulla e l'istante in cui ciò accade è davvero incantevole». Così, con un gesto inconscio, le dita lasciano partire la freccia: come rugiada che cade da una foglia. Incantevole, davvero.