L’alternativa al vino? È la birra artigianale
on solo vino ma anche birra.
L’agroalimentare italiano si conferma come un sistema produttivo complesso ma anche vario e diversificato da Nord a Sud e da Est a Ovest dello Stivale. Un mondo fatto di produzioni che spaziano dalle commodities ai prodotti tipici e che, soprattutto, significa economia, occupazione, presidio del territorio, equilibrio tra le necessità di chiudere bene i bilanci delle imprese e conservazione dell’ambiente e delle tradizioni. Va in questa direzione il piccolo (ma non troppo) comparto di produzione delle birre e di quelle artigianali e agricole particolare che in questi giorni - oggi con “Luppoleti aperti” in tutta Italia e il 29 agosto con “Bolle di malto” a Biella - hanno due appuntamenti importanti. I tratti del comparto, comunque, verranno approfonditi con gli Stati generali della birra artigianale italiana realizzati con Slow Food Italia, ma in buona parte sono già noti. Secondo i dati di AssoBirra 2023, il settore in Italia ha raggiunto una produzione pari a 17,4 milioni di ettolitri e un consumo complessivo di 21,2 milioni di ettolitri. Nonostante le birre lager rimangano le più popolari nel mercato italiano, quelle artigianali stanno guadagnando sempre più spazio di mercato spinto dall’attenzione dei consumatori e dalla tendenza a cercare prodotti locali. Piccole produzioni, si diceva, ma di tutto rispetto. Stando ai dati diffusi in questi giorni, la birra artigianale italiana pare si sia ritagliata un segmento ampio di consumo (circa il 15,4%). E che la birra italiana vada forte in ogni caso, lo si vede anche dai dati delle vendite all’estero che nel 2023 hanno raggiunto il valore complessivo di circa 280 milioni di euro (secondo Coldiretti). Tra i nostri clienti più affezionati ci sono i francesi seguiti dagli olandesi, dai romeni e dai tedeschi. Non si tratta di contrapporre il vino italiano alla birra italiana, ma certamente quest’ultima dopo anno cresce in qualità e apprezzamento da parte dei mercati. Trainando, tra l’altro, pure il turismo. Detto tutto ciò, i nodi da sciogliere per accelerare lo sviluppo del settore non mancano di certo. Proprio gli organizzatori della manifestazione di Biella così come Slow Food, fanno sapere che la “cultura brassicola”, cioè quella del saper apprezzare con equilibrio la birra e le sue qualità, deve ancora crescere così come deve aumentare l’attenzione verso i piccoli produttori artigianali che, al pari di tutta la filiera agroalimentare, in questi ultimi tempi hanno sofferto dell’aumento di costi di produzione. Coldiretti, insieme al Consorzio Birra Italiana, in occasione di “Luppoleti Aperti”, spiegano che il settore è “in difficoltà a causa della siccità” e sta affrontando sfide importanti che partono dalla disponibilità di orzo che, viene sottolineato, «ha subito pesanti flessioni in diverse aree del Paese. In Sicilia, molte aree non sono state nemmeno seminate, con rese che non superano le 2 tonnellate per ettaro nelle zone più colpite. Anche in Puglia e nel Salento si registrano cali importanti. Al contrario, l’eccessiva piovosità che ha colpito le regioni del Nord Italia, ha ridotto drasticamente le rese». La conclusione? Anche i produttori di birre artigianali e agricole hanno a che fare con una situazione eterogenea e complessa e, soprattutto, imprevedibile. © riproduzione riservata