L'aiuto straniero ai nostri campi
A gestire le imprese agricole sono dunque " secondo quanto fatto notare dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha tratto i dati dall'ultimo rapporto Inea sul lavoro degli immigrati " anche tunisini, marocchini, albanesi, montenegrini, macedoni e serbi. In poco meno di dieci anni, inoltre, il numero delle aziende condotte da extracomunitari è cresciuto di oltre il 40%. È un fenomeno che inizia ad essere importante, quindi, e che si oppone all'immagine, diffusa e basata anch'essa su dati di fatto, della presenza spesso clandestina degli immigrati in agricoltura. Guardando proprio alla manodopera, i lavoratori dipendenti sempre extracomunitari (18.000 a tempo indeterminato e 74.000 a tempo determinato), provengono in particolare dal Marocco, dall'India, dal Pakistan, dalla Tunisia, dall'Albania. Oltre il 40% sono impiegati nella produzione delle colture arboree e nella raccolta della frutta, il 30% nella raccolta di ortaggi e pomodori, il 14% nell'allevamento di bestiame, i restanti nell'agriturismo e nella vendita dei prodotti agroalimentari. Ciò che conta, però, è che circa il 70% degli immigrati è inquadrato con contratti regolari. È storia nota, da questo punto di vista, quella del contributo determinante che i raccoglitori extraUe danno ad agricolture come quelle del Trentino, dell'Emilia Romagna e del Veneto (10%), ma anche della Campania e della Puglia. Si dice, con ragione, che se non vi fossero gli immigrati in alcune aree agricole d'eccellenza dello Stivale la raccolta dei prodotti sarebbe messa a serio rischio.
Insomma, se il modello agricolo italiano è vincente nel mondo, dove ha conquistato primati nella qualità, tipicità e nella salubrità delle produzioni " come giustamente sottolinea la Coldiretti " una certa parte del successo, seppur minima ma esistente, la si deve proprio agli imprenditori e ai lavoratori immigrati. Anzi, proprio il "modello agricolo" " quando non stravolto e viziato da fenomeni malavitosi ", potrebbe essere un esempio da seguire di integrazione riuscita. Il problema è conciliare economia e vivere civile in una forma che dia dignità a tutti.