L'agricoltura «batte» l'industria
Problemi non di oggi e che si possono toccare con mano guardando all'andamento degli investimenti negli ultimi anni. Secondo l'Istat, nel 2008, il settore agricolo ha registrato una flessione del 4,3% degli investimenti fissi lordi, confermando la tendenza negativa dei 24 mesi precedenti (-4,7% nel 2007 e -1,2% nel 2006). Un andamento, quello dell'agricoltura, peggiore di quello medio, che ha fatto segnare una diminuzione pari al 3% in termini reali, seppur migliore di quello industriale (-5,5%). E c'è da pensare che quest'anno la situazione non sarà migliore vista la forbice dei prezzi alla produzione e al consumo. Basta guardare alle quotazioni della zootecnia, scese solo nell'ultimo mese del 4,9% per i suini, del 5,8 per i bovini e del 14,7% per i prodotti caseari. In altri termini, il numero di imprese classificate come agricole indubbiamente cresce, ed è un buon segno di dinamicità, soprattutto pensando che molte nuove aziende agiscono in comparti relativamente più favorevoli come quelli legati all'agriturismo, all'ambiente e al territorio, ai prodotti biologici e tipici. Dall'altra però, aziende vecchie e nuove, se attive nei settori tradizionali dell'agricoltura, affrontano problemi comuni in termini di mercati che non crescono, prezzi sempre più bassi, una concorrenza agguerrita e in alcuni casi scorretta. È dall'equilibrio fra questi vari aspetti dell'agroalimentare che deve essere individuata la strada migliore per far uscire dalla crisi anche i campi italiani.