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L’agricoltura studia soluzioni per gli eventi climatici estremi

Andrea Zaghi domenica 22 dicembre 2024
E stremizzazione degli eventi atmosferici.
Così viene definita l’esperienza che, dal punto di vista climatico, ha vissuto l’agricoltura italiana in quest’anno che sta per chiudersi. Un’esperienza tutto sommato pressoché nuova per i nostri climi (che d’altra parte non sono più quelli di una volta). Una situazione che, soprattutto, richiede davvero un cambio di passo nell’organizzazione del territorio e nelle politiche di intervento. Ad attirare l’attenzione su quanto accaduto e su ciò che occorre fare, è stata ancora una volta l’Anbi (l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue). In una nota l’associazione degli enti di bonifica sottolinea l’alternarsi di grandi eventi di siccità e di altrettanto grandi situazioni di abbondanza d’acqua. In questi giorni, viene spiegato, l’Italia sta vivendo una situazione di «siccità severo-estrema», che sta interessando in questo scorcio finale d’autunno circa il 43% dei territori ed oltre il 63% della popolazione soprattutto nel Nord Italia. Lo scorso anno accadde una cosa simile ma a carico del Sud. Più in generale, come si è detto, l’Anbi parla di una «estremizzazione degli eventi atmosferici», con alcuni nuovi primati. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono già stati 2.619 gli eventi registrati (1.625 nubifragi, 682 grandinate con chicchi eccezionali e ben 382 tornado). Se si guarda ai trienni si capisce meglio cosa è accaduto. Nel 2022-2024, infatti, gli eventi estremi lungo la penisola sono stati più numerosi del 95% rispetto a quelli del triennio precedente e addirittura del 181% rispetto al periodo 2016-2018. Con tutte le conseguenze economiche e sociali che un’evoluzione di questo genere ha comportato. Ma quindi che cosa fare? Tecnicamente l’Anbi indica una strada che porta alla creazione di «bacini compensatori», cioè luoghi in cui depositare l’acqua che cade in eccesso. Oggi, tanto per dare un’idea, di questo bacini vi è una certa abbondanza al Nord ma una forte scarsità al Sud. Se a questa condizione si somma l’aumento delle temperature medie, si capisce subito quanto rischi l’agricoltura e quanto lavoro occorra ancora fare. La sintesi del percorso è data ancora una volta da Anbi. C’è una «urgente necessità di politiche di adattamento per incrementare la capacità di resilienza delle comunità». Che, detto in altri termini, significa l’avvio di un piano straordinario per la manutenzione del territorio e del “Piano invasi” presentato da tempo dalla stessa Anbi: strumenti indicati ormai come «prioritari per garantire le condizioni di sviluppo al Paese». © riproduzione riservata