Nel 2007 la produzione agricola dovrebbe crescere così come il valore aggiunto che il settore è in grado di dare all'insieme dell'economia nazionale. La previsioni ottimistiche sono state sfornate proprio questa settimana dall'Ismea (l'Istituto per i servizi ai mercati agricoli) e indicano chiaramente la capacità di ripresa del comparto che continua però ad essere alle prese con una congiuntura non certo facile. Guardiamo ai dati. Secondo l'Ismea, nel 2007 la produzione totale agricola potrebbe crescere del 3,6% dopo il tracollo del 5% registrato nel 2006. L'espansione delle produzioni riguarderebbe sia quelle vegetali (+4,2%) che quelle zootecniche (+2,1%), anche se all'interno dei comparti c'è chi recupera posizioni e chi continua a perdere. A conti fatti, in ogni caso, il valore aggiunto totalizzato dall'agricoltura potrebbe crescere, a fine anno, dell'1,9% dopo la perdita del 3,9 del 2006. Buone notizie che devono però fare i conti con gli attriti che in questo periodo stanno attraversando il mondo agroalimentare italiano e, soprattutto, con i movimento dei mercati internazionali e delle politiche europee.Da una parte, i movimenti dei prezzi dei cereali, le speculazioni internazionali e le tattiche di mercato stanno delineando una probabile crescita dei prezzi di tutti i prodotti a base di grano, scatenando una guerra battaglia a colpi di comunicati e di smentite fra produttori agricoli e industriali. Con un dato di fondo che sembra innegabile: le quotazioni del frumento all'origine, cioè quelle effettivamente pagate ai produttori, sono ferme a quasi trent'anni fa. Dall'altra, alcune delle più importanti materie prime alimentari prodotte dal settore continuano a subire i colpi delle importazioni in crescita soprattutto dalle aree dove i controlli sanitari e qualitativi sono più bassi. E' il caso, dei pomodori per conserva, ma anche delle cosce di maiale per i prosciutti, dell'olio di oliva, di alcune tipologie di frutta. E non è finita, perché, guardando all'Europa, i produttori italiani devono cavarsela nei confronti di nuove regole di mercato per l'ortofrutta e per il vino che sembrano ' stando alle dichiarazioni delle ultime settimane ' tutto il contrario di ciò che serve. Senza contare l'aspra battaglia che sull'estensione delle etichette di origine si sta conducendo a Bruxelles e che vede contrapposte le nostre imprese al resto dell'Ue.Insomma, l'agricoltura italiana pare camminare sempre sul ciglio di un burrone, trattenuta dal cadere da prodotti blasonati e di qualità riconosciuta da tutti, spinta verso il baratro da mercati ostili, politiche dubbie e conflittualità di filiera. Ma rimangono i numeri riscontrati dall'Ismea. Davvero quest'anno potrebbero crescere produzione e valore aggiunto. Si vedrà se la 'certezza' statistica sarà confortata dal clima e da politiche ' nazionali e comunitarie - in grado di seguire per davvero le esigenze degli imprenditori.