Un vero imprenditore, con un buon grado di cultura, moderno e sportivo. Non si tratta dei lineamenti di un rampante futuro capitano d'industria ma, più semplicemente, quelli dei giovani agricoltori. Gente che invece di abbandonare i campi ha preferito restare, magari accanto non tanto ai padri ma ai nonni. È un fenomeno ormai diffuso, che vale la pena di seguire e che può rappresentare una buona prospettiva per il futuro dell'agricoltura.
Ad indicare i tratti essenziali dei "nuovi" agricoltori ci ha pensato l'Associazione giovani imprenditori agricola della Cia. L'indagine, condotta su un campione nazionale, dice che oltre il 70% dei giovani imprenditori agricoli è diplomato (e non solo negli istituti agrari ma anche nei licei scientifici e classici), mentre il 35% è laureato (prevalentemente in agraria, ma anche in indirizzi economici e informatici); il 65% utilizza Internet. Questi agricoltori conoscono almeno una lingua straniera, ma soprattutto amano stare al mondo: leggono, frequentano i cinema e i teatri, ascoltano la bella musica, vanno in discoteca, praticano dello sport. Gran parte di essi è impegnato socialmente. Dal punto di vista della gestione dell'impresa, poi, i neoimprenditori riescono a guardare di più agli scenari internazionali. È sicuramente una descrizione che per molti aspetti sorprende: l'opinione corrente ha sempre preferito vedere negli agricoltori - giovani o non giovani che siano - persone sicuramente capaci dal punto di vista pratico ma non certo culturalmente e socialmente elevate. A quanto pare, invece, i giovani agricoltori sono giovani come tutti gli altri e buoni imprenditori anch'essi. Tanto da riuscire ad escogitare soluzioni innovative per le proprie imprese, anche dal punto di vista della conduzione generale.
Ma si tratta anche di imprenditori esigenti nei confronti dello Stato e delle politiche dedicate alle loro imprese. La sollecitazione più frequente che arriva da questa categoria di agricoltori riguarda infatti nuovi strumenti che permettano un facile insediamento giovanile nell'attività imprenditoriale agricola e che consentano alle imprese di sviluppare le loro grandi potenzialità e di superare il pressante problema fondiario. Una forte attenzione è anche posta sugli aspetti della sanità e della qualità dei prodotti.
I giovani nelle campagne, dunque, ci sono ancora. Occorre tuttavia aiutarli a rimanere dove sono. In questo senso va, per esempio, la recente possibilità che un giovane possa entrare da socio in un'impresa agricola e gestirla insieme con il titolare pensionato. È ovviamente un solo strumento a cui se ne devono affiancare altri, ma è certamente un passo importante. Basta pensare che in Italia dal 1990 al 2000 la superficie agricola utilizzata è scesa di circa 1,8 milioni di ettari solamente per l'uscita dal settore di circa 430.000 imprese, che non ha determinato né l'aumento della superficie media aziendale né l'ingresso di giovani.