Si sa, i bilanci delle imprese agricole cambiano anche in virtù degli andamenti climatici. Lo sanno molto bene gli agricoltori che periodicamente devono fare i conti con gli effetti della grandine oppure della siccità, del gran caldo o, al contrario, del troppo freddo. E si tratta sempre di conti piuttosto salati. Basta pensare che solamente l'ondata di secco che ha colpito le campagne italiane ha fatto contare danni che, secondo la Coldiretti, hanno raggiunto il miliardo di euro.Ma gli effetti del clima sulle aziende agricole non si leggono solamente in base ai danni provocati dagli eventi estremi. Accanto a tutto questo, infatti, c'è anche un continuo lavoro da evoluzione e affinamento delle tecniche e delle stesse scelte di coltivazione che ha ugualmente risvolti importanti sui bilanci.La ricerca di colture alternative resistenti ai cambiamenti del clima, per esempio, ha portato alla coltivazione sperimentale in Italia dell'arachide. Certo si tratta di un fenomeno di nicchia, che, tuttavia, quest'anno ha già creato campi per 250 ettari e che promette di raggiungere diecimila ettari nel 2007. Un vero e proprio cambiamento di strategie colturali che, tuttavia, riporta al «vecchio», visto che l'arachide era già coltivata in Italia nel secolo scorso. Quello che conta, però è il significato più ampio della presenza di questa coltura: il clima assume il ruolo di vincolo produttivo al pari del mercato oppure dell'andamento dei prezzi delle materie prime. Ma il ritorno dell'arachide non è il solo effetto dei mutamenti climatici in corso che rappresentano la vera nuova sfida per le imprese agricole. Anche perché la serie di variazioni a cui far fronte è impressionante. Per capirlo, basta pensare all'aumento dell'intensità delle precipitazioni, agli sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, al numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, alla modificazione della distribuzione delle piogge che si stanno manifestando nelle campagne italiane in questi ultimi tempi. I risultati di tutto questo si fanno sentire anche con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture. È il caso dell'ulivo che in Italia si coltiva con successo addirittura a nord del Garda. La tendenza al cambiamento del quadro climatico è poi confermata da molti altri segnali come ad esempio le migrazioni di pesci tipici delle aree tropicali a quelle temperate, la modifica del calendario migratorio degli uccelli, la comparsa nella fascia temperata di insetti propri di quella tropicale, che sono spesso portatori di dannose malattie per le piante coltivate.Si tratta di un quadro difficile per le imprese agricole che, quindi, stanno sperimentando nuove colture, nuovi sistemi di irrigazione ed anche nuove tecnologie per risparmiare l'acqua. Ma soprattutto devono provare ad ogni stagione la propria capacità di «cambiare» che, fra l'altro è uno degli elementi dell'impresa d'eccellenza.