L'agricoltura italiana è sempre di più il comparto delle contraddizioni. Le cronache economiche di questi ultimi giorni ne hanno dato ampia prova. Basta pensare al ritorno - ormai consueto - delle questioni legate alla siccità e quindi al governo dell'acqua, all'altalenare continuo dei consumi e dei mercati e, da ultimo, alle nuove prospettive fornite dalle energie alternative.
Sull'acqua, un po' sulla scorta delle scarsissime piogge delle ultime settimane e, poi, degli eventi drammatici del Vibonese oppure di Ischia e di Soverato, il ritornello è quello solito. L'acqua in Italia è mal governata, occorrono miliardi di euro per metter mano alla fitta rete di canali che costellano lo Stivale, occorre quello che l'Associazione Nazionale delle Bonifiche e delle Irrigazioni (Anbi), ha definito l'altroieri un «patto per l'acqua». Un accordo fra enti diversi ma anche fra gli utilizzatori di questa risorsa, per arrivare davvero, e in tempi brevi, ad un nuovo assetto irriguo del nostro territorio. Un'idea accolta dal ministro Paolo De Castro che, a sua volta, ha annunciato un Piano irriguo nazionale da 1,6 miliardi di euro. Intanto, c'è chi chiede di costituire al più presto una Autorità nazionale delle acque e chi - più praticamente - vorrebbe poter utilizzare le acque dei bacini montani per alleviare la sete dei campi in pianura. In ogni caso, il quadro che emerge guardando l'agricoltura da questo particolare punto di vista è piuttosto chiaro: il settore fa ancora i conti con la disorganizzazione delle iniziative e delle idee.
Ma c'è anche dell'altro. L'agroalimentare, infatti, continua a registrare andamenti di mercato divergenti e contraddittori a seconda del prodotto osservato. Accade così che, dopo un periodo di crescita, i consumi di frutta e verdura sembra si siano nuovamente fermati. Mentre cresce quello di latte fresco che, però, non riesce certo a risollevare dalla crisi l'intero comparto lattiero-caseario. Intanto l'Italia continua ad allungare l'elenco di prodotti Dop e Igp che, in qualche modo, dovrebbero trascinare con sé le vendite del resto dell'agroalimentare nostrano. Sul fronte non alimentare, invece, le cose potrebbero andare meglio. È sempre di questi giorni la notizia della costituzione della prima vera e propria filiera italiana per produrre biodiesel da materie prime agricole nazionali. Da una parte sono i produttori di di granella di soia, dall'altra un consorzio agrario che si occupa della logistica, dall'altra ancora una serie di imprese che raffinano l'olio, estraggono il biodiesel e lo vendono.
Dall'acqua che c'è ma che si perde al biodiesel che non c'era e che adesso c'è, il passo è più breve del previsto. Il problema di fondo entro cui si dibatte ancora la nostra agricoltura è infatti uno solo: l'aver a che fare da un lato con i capricci del clima e dall'altro con quelli del mercato e della capacità organizzativa.