Il momento atteso da tempo giunse finalmente per Sancho, lo scudiero di Don Chisciotte: «Il duca gli disse di vestirsi e di prepararsi per andare a fare il governatore, poiché i suoi isolani lo stavano aspettando come l'acqua di Maggio». Quanto aveva a lungo sperato e sognato arrivava finalmente per un uomo semplice e analfabeta come lui, per via della promessa di un compenso dovuto ai suoi servigi e alla sua fedeltà. Ma Sancho, che non mancava certo di una sua saggia fantasia, di fronte alla conquista imminente di siffatta carica, che l'avrebbe posto a capo di un'isola, reagisce in maniera sorprendente! All'improvviso nella sua piccola, ma acuta mente, balenò la grandezza del mondo e perfino quella del cielo che sovrasta, per misura e infinità, anche i prati dei pianeti e delle stelle, al punto da condurlo a valutare: «da quando dalla cima del cielo ho guardato la terra e l'ho vista così piccola si è un po' attenuata in me la voglia che avevo di fare il governatore, perché che grandezza sarebbe mai quella di comandare su un granello di senape e che dignità o prestigio ci sarebbe nel governare mezza dozzina di uomini grandi quanto noccioline?». Un punto di vista relativo e obiettivo, buono per fare i governatori con cura e umiltà, senza montarsi la testa.