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Kulsum, l'alta moda in aiuto delle donne sfregiate con l'acido

Antonella Mariani giovedì 6 giugno 2024

Kulsum Shadab Waha stava visitando a Bangalore, in India, un ospedale per un progetto per i bambini disabili, quando si è imbattuta in una giovane fasciata da capo a piedi e in preda a dolori indicibili. L’infermiera le spiegò: la donna era stata bruciata con l’acido. Era una sopravvissuta. Kulsum chiese di incontrarla, voleva capire di più. «Dopo aver esitato, lei accettò. Nelle settimane successive si aprì con me e mi raccontò il numero enorme di sfide che stava affrontando: dallo stigma sociale alle difficoltà economiche per pagare le operazioni chirurgiche – racconta Kulsum ad Avvenire -. La sua storia mi ha reso chiare le dure battaglie che devono combattere le sopravvissute, illuminando le necessità di maggior consapevolezza e supporto nel Paese».

Kulsum è una psicologa, ha lunghi capelli neri e lucidi come velluto e occhi profondissimi, vive a Bangalore e ha due figli adolescenti. È la direttrice esecutiva di Hothur Foundation, una organizzazione indiana di assistenza sociale fondata nel 2011 e impegnata tra le altre cose nell’istruzione di base e nel supporto ai bambini disabili, programmi che finora hanno coinvolto 10,5 milioni di beneficiari. Quando nove anni fa il caso ha voluto che incontrasse in ospedale una sopravvissuta di un attacco con l’acido, Kulsum ha capito che non poteva fare a meno di occuparsene. In India la violenza di genere e quella domestica sono molto diffuse; particolarmente odiosa quella perpetrata con il lancio di agenti chimici devastanti per il corpo umano.

Kulsum Shadab Wahab - .

Pretendenti respinti, innamorati gelosi sono gli autori di questo crimine che in India, dicono le statistiche, ha provocato 1.000 vittime. «Con Hothur Foundation e un gruppo di sopravvissute abbiamo portato avanti una campagna di pressione per ottenere la proibizione della vendita di acidi. Inoltre raduniamo periodicamente le vittime da tutta l’India e offriamo loro aiuti per affrontare operazioni di chirurgia riabilitativa. Ogni sopravvissuta - aggiunge Kulsum – ha bisogno di decine di operazioni per correggere le deformità provocate dall’acido, le cicatrici ci impiegano mesi ad assorbirsi. La Fondazione ha anche creato una banca della pelle». Ma non era abbastanza, non per Kulsum: così è nata Ara Lumiere, un’impresa sociale e brand di alta moda, che oggi impiega 138 sopravvissute ad attacchi con l’acido: creano copricapi da star – Kate Perry è una cliente -, abiti e accessori coloratissimi. «Il mio interesse personale per l’alta moda è diventata una piattaforma per l’emancipazione e le cure delle sopravvissute. Siamo partiti per offrire cure e autonomia economica alle donne, siamo andati ben oltre le mie aspettative».

Kulsum e alcune delle sopravvissute hanno portato Ara Lumiere sulle passerelle di Milano Fashion Week, nel settembre 2023. Tra loro c’era anche Gaythri; era una 18enne piena di sogni e di progetti quando un aspirante marito rifiutato le ha gettato addosso una tanica di acido e l’ha accoltellata. Gaythri ha subìto 36 interventi, ne ha in programma altri 11, ma grazie a Hothur Foundation è riuscita a terminare gli studi e ora lavora ad Ara Lumiere. Dopo la tappa milanese, Hothur Foundation ha ricevuto una donazione di 100 mila euro dall’italiana Otb Foundation. «80 sono destinati alle donne che hanno subìto violenza – spiega la vicepresidente Arianna Alessi – i restanti 20mila saranno invece indirizzati alle famiglie, in particolare ai figli. È emerso infatti che l’85% delle persone sfregiate con l’acido è di sesso femminile e il restante 15% sono i figli di queste donne».