Martedì sera, espletate con successo vistoso le formalità di Italia-Danimarca, si è saputo che Juventus-Napoli sarà una partita di calcio e non una lotta fra popoli, come andava dicendo la tifoseria mediatica; i più colti - si fa per dire - avevano addirittura tirato in ballo i Savoia e i Borbone, tanto per trovare argomenti brillanti (?) e divertenti (?) se non addirittura étonnanti: e insieme alle curiosità circolavano anche argomenti più sgradevoli, com'è ormai prerogativa di un calcio involgarito dal denaro, dai danarosi e dai poveri di spirito: sospetti - ad esempio - sul rapporto fra Prandelli e gli juventini in azzurro, sul malanno (passeggero?) di Buffon, come dire che ormai il disgustoso piacere di infangare la reputazione degli uomini è arrivata fino ai calciatori - una volta salvo rare eccezioni rispettati come figli dalle tifoserie riuniti - non sotto forma di pagelle ma di insinuazioni vigliacche. Poi, come dicevo, avete visto la Nazionale, avete visto il “napoletano” De Sanctis prendere orgogliosamente il posto lasciatogli dallo juventino Buffon e onorarlo, e ancora cinque bianconeri in campo e i napoletani in panchina, alla faccia di chi volesse lamentare le fatiche del turno azzurro. E allora si può parlare di calcio. È esagerato dire che Juventus-Napoli sia già “partita scudetto”, i numeri danno ancora larga possibilità di successo anche a Inter, Lazio e - perché no? - Milan; e tuttavia è un test importante fra le due migliori squadre del campionato che sognano di ritrovarsi, nel girone di ritorno, sempre favorite per la (probabile) vittoria finale. Saranno a confronto due esemplari produttrici di Intensità: la Juve con una manovra aggirante e inesauribile ispirata da un centrocampo che Pirlo e Marchisio fanno insidioso per l'avversario e protettivo per la difesa, il tutto tradotto in quarantasei partite senza sconfitta; il Napoli con un attacco sontuoso che non ha eguali nel campionato - e ha presto dimenticato le felici ma anche tortuose evoluzioni di Lavezzi - risolvendosi spesso con fulminanti azioni in contropiede di Cavani e Pandev, a loro volta sostenuti da un Hamsik eccellente. Non posso immaginare o proporre soluzioni tattiche particolari perché Juventus e Napoli si specchiano, perché per Conte e Mazzarri, i tecnici migliori su piazza, si può spendere il concetto logico/filosofico - e molto calcistico - «io so che tu sai che io so», un gioco di mosse e contromosse che teoricamente dovrebbe portare allo zero-a-zero, il risultato perfetto caro ad Annibale Frossi; mentre c'è la speranza che la sfida sia decisa dai calciatori e dunque mi piace immaginare che Juve e Napoli se la giocheranno in particolare Pirlo e Hamsick, i fenomeni del momento. È una speranza di grande calcio da opporre ai promotori di una faida.