Saremo anche «un’Italia post-cristiana», come denuncia la “Verità” (6/7) commentando con Lorenzo Bertocchi l’inchiesta di Euromedia per la rivista “Il Timone” (peccato non siano riportati, come andrebbe sempre fatto, la composizione del campione di intervistati, la data delle interviste, almeno qualche domanda precisa). Il titolo è un buon riassunto: «Le sofferenze dei cattolici. In pochi a messa e confusi sui peccati. I credenti pensano troppo al “mondo”». Ignorantelli sul catechismo, poco presenti alla domenica a Messa (13%), agli italiani «mancano i fondamentali – spiega Bertocchi ricorrendo a una metafora sportiva –, un po’ come per un calciatore che non sa crossare o stoppare al volo». Nel caso della fede, precisa, «è cosa ben più seria». Ma intanto è curioso che se lo spirito del mondo sembra entrare nella Chiesa e tra i pochi fedeli rimasti, il linguaggio – e quindi la cultura – della fede rimane irrinunciabile per il mondo, assetato di metafore. Restando nello sport, formidabile l’attacco del pezzo sulla “Gazzetta” (7/7) in cui Riccardo Crivelli racconta da Wimbledon il ritorno di Matteo Berrettini: «La Pasqua di resurrezione si celebra dopo una lunga marcia di tre giorni che riporta al mondo il Berrettini rinato a nuova vita», e così si conclude «la personale via crucis di Matteo». Saranno pure delle capre, gli italiani, eppure fede e religione, con relative metafore, resistono tenaci sulla carta stampata. Il “Corriere” (9/7) presenta la rivista interculturale “Jusur” in cui il segretario generale della Lega musulmana mondiale tesse un bellissimo ricordo del cardinale Jean-Louis Tauran, «costruttore di ponti». E sulla “Repubblica” (9/7) Carlo Pizzati spiega come «il cristianesimo ha fatto pace con l’ambiente», titolo: «La nuova eco-spiritualità e il lato sacro della cultura». A fianco, la presentazione di un «progetto energetico interreligioso. Frati francescani e moschea uniti dai pannelli solari». Padre Spadaro scrive sul “Fatto” ed Enzo Bianchi sulla “Repubblica”: vale quel che vale, ma accade.
Per la serie piccoli refusi senza importanza, e tornando a Wimbledon, una minuscola esse può combinare sfracelli. Sinner ha «battuto da sfavorito il colombiano Galàn» titola il “Giornale”; mentre Marco Lombardo, correttamente, scrive: «Vittoria da favorito». Evvai, Jannik!
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