Italia-Usa, un'intesa di etichetta
pari a quasi il 70% del patrimonio netto rispetto ad una media europea del 40. A questo punto che fare? C'è chi - come Coldiretti - cerca la competitività anche puntando sulle aspettative dei consumatori. Per la Cia, invece, occorre tornare alla cosiddetta concertazione, un metodo «attraverso il quale anche l'agricoltura
può vedere valorizzato il suo ruolo, sviluppando la qualità e la competitività sui mercati, il rapporto con il territorio e la crescita locale». Ma, intanto, al di là delle formule, rimangono i mutamenti del mercato alimentare, i rapporti internazionali sempre più difficili e concorrenziali, la necessità di andare oltre il proprio campo per capire cosa fanno gli altri agricoltori. Per questo, forse, la firma - alla vigilia dell'arrivo in Italia del presidente degli Stati Uniti George W. Bush - di un accordo fra coltivatori italiani e farmers Usa per l'indicazione obbligatoria in etichetta dell'origine degli alimenti rappresenta molto di più che un'intesa commerciale. Il protocollo siglato fra Coldiretti e la National Farmers Union (Nfu) a Washington prevede di «esercitare, in occasione delle trattative sul commercio internazionale in sede Wto, un'azione sinergica per favorire alleanze con l'obiettivo di introdurre regole che tutelino e rendano trasparente in etichetta l'origine degli alimenti negli scambi commerciali». Insomma, per la prima volta dopo anni di guerre commerciali in campo alimentare l'avvicinamento fra i produttori potrebbe davvero essere l'inizio di una svolta nelle relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea. Occorre adesso attendere, per verificare se tutto ciò sia solo l'ennesima raccolta di formule vuote, oppure ben altro.