Rubriche

Istanti di pienezza

Roberto Mussapi giovedì 20 settembre 2012
«Trovavo in me un vuoto inspiegabile che nulla avrebbe potuto colmare, un certo slancio del cuore verso un'altra sorta di godimento di cui non avevo idea e di cui, nello stesso tempo, sentivo il bisogno (…) Ero penetrato da un sentimento vivissimo e da una tristezza attraente che non avrei voluto non provare». Jean-Jacques Rousseau descrive un suo sogno, che si presenta simile a uno stato di estasi. Racconta di una pienezza conseguita, un'armonia con tutto l'universo, e nello stesso tempo di un senso di mancanza di tutto ciò, una onirica consapevolezza che il sogno era effimero, pur se veritiero, e stava per svanire. Percezione e desiderio d'infinito. Filosofo e scrittore, sa rappresentare questa esperienza estatica. Che è però non infrequente, quasi sempre non riconosciuta, in ogni uomo. L'amore, una forte emozione positiva, la vista di un paesaggio o un luogo che ci smuove inaspettatamente, fanno nascere in noi istanti di pienezza assoluta, a cui spesso non si sa dare nome né collocazione. Ormai inesperto dell'anima, disabituato ad ascoltarla e accettarla nella sua scandalosa, miracolante libertà, l'uomo lascia che quel fuoco baluginante si estingua dileguando nell'oblio quotidiano. È necessario recuperare questa capacità di percezione dell'anima, non fanciullesca. Primigenia.