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Io Balo da solo, Super Mario pallone d'oro di rimpianti

Massimiliano Castellani domenica 4 settembre 2022
Super Mario come Cristiano Ronaldo, uomini perennemente in fuga, in primis da sé stessi. Se tornasse in vita Bernardo Bertolucci forse girerebbe un film con Mario Balotelli protagonista dal titolo Io Balo da solo. Super Mario appena si aggiusta un po' la vita, se la rovina puntualmente con i suoi stessi piedi. L'ultima fuga di mezzanotte in Turchia, all'Adana, sembrava averlo maturato, anche al di là dei gol segnati (19 in 33 presenze la passata stagione), invece per la smania di fuggire ancora perde la testa ed è capace di irritare anche le persone che con tanta fatica cercano di comprendere la sua vena masochistica. È stato così anche con il suo padrino calcistico, Roberto Mancini, che scommise su di lui portandolo al Manchester City. Balo lo ripagò con qualche scampolo del suo immenso talento irregolare, ma poi alla fine, nonostante la vittoria della Premier, arrivarono alle mani. E alle mani stava per arrivarci anche Montella che, dopo averlo ripreso, giustamente da mister dell'Adana, per una palla persa in maniera superficiale si è sentito rispondere con tutti gli epiteti peggiori del magro vocabolario a disposizione del colored italiano. Scontro evitato di un soffio, poi Balo si scusa e da copione si trincera nel vittimistico «Why always me?». Già, chissà perché tutti ce l'hanno sempre con lui? Il migliore dei sociologi dello sport, il rimpianto Mauro Valeri, aveva risposto nel particulare con un saggio, oggi purtroppo smentito già dal titolo, Mario Balotelli. Vincitore nel pallone (Fazi). Mario, poteva essere un grande vincitore e non uno da fine corsa nel campionato svizzero, giocherà nel Sion. L'estate di dieci anni fa era all'apice e con un futuro da Pallone d'Oro. Aveva 22 anni quando alla semifinale degli Europei stese la Germania con 2 eurogol. Protagonista di quella notte magica fu anche FantAntonio Cassano. Mario e Antonio, i gemelli diversi, con il primo che va ancora alla ricerca del tempo perduto, mentre il secondo, pensionato baby, si gode la rendita calcistica seduto sulla poltrona della “Bobo Tv” (ultima frontiera del calcio supertrash) a dispensare commenti tecnici nel vernacolo di Bari Vecchia. Ogni tanto FantAntonio si concede anche qualche francesismo, tipo «chapeau» (irridendo CR7) e per i millennials ormai è il “Signor Chapeau”. Eppure, caro millennial devi sapere che Cassano aveva un tocco di palla che si avvicinava a quello di Maradona. Presto, sarò costretto a scrivere che Balotelli aveva tutto per diventare un Pelè azzurro, ma sia a lui che a Cassano oltre a un briciolo di testa è mancata la dote più rara che distingue il campione geniale dal calciatore talentuoso: l'umiltà. E quella, l'umiltà, nonostante la collezione di Palloni d'Oro manca anche Cristiano Ronaldo, che come Mario, nessuno lo vuole, ma alla fine qualcuno lo piglia sempre.