Invalidi civili, i nuovi assegni
- 226,53 euro l'indennità di comunicazione ai sordi. - 164,93 euro l'indennità speciale ai ciechi ventesimisti. Al compimento dei 65 anni tutte le pensioni e gli assegni assistenziali si trasformano automaticamente nell'assegno sociale Inps, il cui importo per il 2006 è di 381,72 euro mensili, sempre in relazione a particolari limiti di reddito. La trasformazione inizia dal mese successivo al compimento dell'età. Accompagnamento. Le indennità di accompagnamento mensili salgono a 689,56 euro per i ciechi civili assoluti, a 450,78 euro per gli invalidi civili totali. Gli "accompagni", le indennità speciali e le indennità di comunicazione spettano senza alcun riferimento alle condizioni economiche personali o familiari dell'interessato. Limiti di reddito. Per ricevere le altre provvidenze economiche previste dalla legge non si devono superare nel 2006 i seguenti limiti di reddito: - 13.973,26
per le pensioni ai ciechi civili assoluti, ai ciechi civili parziali, ai mutilati ed invalidi civili totali e ai sordi. - 4.089,54 euro per gli assegni ai mutilati e invalidi civili parziali e per l'indennità di frequenza ai minori invalidi civili. - 6.717,94 euro per l'assegno a vita ai ciechi civili decimisti. Ancora un rinvio. Gli invalidi titolari di assegno devono certificare l'iscrizione nelle liste speciali del collocamento. Anche i titolari dell'indennità di accompagnamento devono dichiarare se sono o non ricoverati in una struttura di assistenza (case di riposo, ospedali ecc.) a titolo gratuito. Il termine per la consegna delle dichiarazioni, stabilito dalla legge al 31 marzo, poi prorogato dall'Inps al 30 aprile, è stato ulteriormente rinviato al 31 maggio. Il rinvio evita il rischio che agli interessati, già in ritardo con la restituzione, venga sospesa la prestazione cui hanno diritto. I moduli di dichiarazione, inviati a casa dall'Inps (ma distribuiti anche presso tutti gli uffici dell'ente), vanno presentati al Comune o alla Asl oppure alla Prefettura. Disabili dell'udito. La legge n. 95/2006 impone di chiamare "sordi" e non "sordomuti" le persone affette da sordità congenita, o acquisita nell'età della crescita, che abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato.