Non si placa la curiosità, talvolta un po’ naif, che l’infosfera ecclesiale nutre verso le varie forme di intelligenza artificiale generativa e in particolare le popolari Midjourney, che crea immagini da descrizioni testuali, e ChatGPT, che produce testi tramite un chatbot. Quest’ultima viene in genere sottoposta a esami di catechismo; stavolta il sacerdote spagnolo Francisco Javier “Patxi” Bronchalo (x.com/fjbronchalo), ripreso dal blog “Religion en libertad” (shorturl.at/yTCrz), l’ha interrogata a proposito del Maligno, facendo seguito, spiega, a simili domande poste da altri. «Se tu fossi Satana, cosa faresti perché la gente perdesse la fede?» è il “tema” proposto. Don Bronchalo, spesso presente sui media spagnoli per i commenti a questioni di attualità postati sul suo profilo X, non dice se ha “addestrato” prima ChatGPT sull’argomento o se le sette risposte (in italiano le ha riportate “ChurchPop” shorturl.at/LJ0vP ) siano state compilate sulla base di informazioni già acquisite. Spaziano, con qualche riga di argomentazione, da «Promuovere l’individualismo estremo» a «Relativismo morale», da «Sofferenza e disperazione» a «Scientismo estremo». «Questi metodi – conclude ChatGPT – sarebbero indiretti e sottili, facendo sembrare l’allontanamento dalla fede una conseguenza “naturale” delle circostanze, piuttosto che una manipolazione evidente. Cosa ne pensi di questa idea?». «Che sembri davvero Satana», ha risposto Patxi Bronchalo, ottenendo in cambio la consueta formula con la quale ChatGPT si schermisce da possibili identificazioni.
«Un’immagine definitiva del vero Gesù»
È originariamente il sito del “Daily Star” (shorturl.at/1Bp0G), tabloid britannico che si qualifica come «la casa globale del divertimento», a chiedere a Midjourney di ricavare dalla Sindone delle immagini di Gesù, che il programma ritrae – scrive il giornale – «con i tradizionali capelli lunghi e la barba, e con ferite che suggeriscono che abbia appena subito il suo fatale calvario». L’immagine serve da pretesto a un articolo, più scettico che oggettivo, sulla datazione della Sindone e sull’improbabilità che essa sia realmente il lenzuolo che avvolse, dopo la morte, il corpo di Gesù. Su “Aleteia” (shorturl.at/lfXfu) ne offre un’ampia ripresa John Touhey, autore già cimentatosi sul terreno dei possibili incontri tra religione e intelligenza artificiale (ha chiesto di generare un’immagine fotorealistica del “miracolo del sole” di Fatima; ne ho riferito in questa rubrica shorturl.at/4ylT9 qualche mese fa). Senza perdere tempo a confutare direttamente lo scetticismo del tabloid (si limita a riassumere correttamente lo stato degli studi sulla Sindone), Touhey si interroga piuttosto su quella che ritiene «l’attrattiva principale dell’immagine del “Daily Star”», e cioè il fatto che ci faccia dire: «Finalmente abbiamo un’immagine definitiva del vero Gesù». E prosegue ragionando criticamente «sul presupposto che una fotografia ci dia la comprensione più veritiera non solo dell’aspetto di una persona, ma di chi essa sia veramente».
Distanze tra fede e nuove tecnologie
Si può osservare che tanto l’articolo di “Aleteia” quanto il post di don Patxi Bronchalo e le fonti che lo rilanciano tendono a evidenziare le distanze tra fede e nuove tecnologie, ma in modo diverso. La riflessione di Touhey è articolata: si incentra sulla non opportunità di cercare di «migliorare» l’immagine della Sindone, avvicinandola maggiormente al “Gesù storico”, piuttosto che accoglierla per come è. «Se, come molti credono, la Sindone di Torino è un’immagine autentica del Cristo crocifisso, allora ha anche senso accettare che si tratti di un’icona miracolosa creata da Dio» e contemplarla, anziché usarla per ottenere da una macchina un ritratto più “realistico” di Gesù. Il commento alle risposte di ChatGPT su come Satana conduce gli uomini alla perdizione è invece perentorio. Piuttosto che sottolineare che esse riflettono, evidentemente, le più diffuse convinzioni delle persone di fede sulla presenza e sull’opera del male nel mondo contemporaneo preferisce suggerire, pur senza affermarlo esplicitamente, che l’intelligenza artificiale in sé sia opera diabolica, anzi, sia lo stesso Satana. Una posizione che, con innumerevoli sfumature, alcuni, nella storia della Chiesa, hanno assunto ogni volta che la comunicazione sociale ha potuto giovarsi di nuovi strumenti. Mentre altri, con più lungimiranza, si sono dedicati a esplorare come quegli stessi strumenti potessero – parola del Concilio – «contribuire efficacemente a sollevare e ad arricchire lo spirito, nonché a diffondere e a consolidare il regno di Dio».
© riproduzione riservata