Hollywood torna a raccontarsi al cinema. Dopo l"inquietante «Mulholland Drive» di David Lynch, ecco nelle sale «The Anniversary Party» di Jennifer Jason Leigh e Alan Cumming e «Hollywood, Vermont» di Mamet. Il primo è una commedia che nel finale tira fuori le unghie; la seconda, pur ridendosela su casi di ordinaria e anche straordinaria pazzia, è una commedia che vuole restare tale. David Mamet in «Hollywood, Vermont» si ispira a un modello inimitabile, il favoloso Preston Sturges che, in anni in cui l"idea di autore cinematografico neppure esisteva, seppe inventare un universo paradossale collocandovi, nel bellissimo I dimenticati, un cineasta che, volendo girare un film realista, si travestiva da vagabondo. E, alla fine dell"avventura, decideva di votarsi unicamente alle comiche per regalare un po" di buonumore ai diseredati. Lo spunto di «Hollywood, Vermont» è proprio alla maniera di Sturges. Una troupe cinematografica, convinta da un depliant turistico, raggiunge una cittadina di provincia. Ma il vecchio mulino, sul quale è incentrata la storia, è bruciato. Niente paura. Lo sceneggiatore si mette al lavoro mentre i soldi s"involano e produttore, interpreti e paesani a poco a poco precipitano nel baratro di una crisi nervosa"«The Anniversary Party» parte invece con una trovata banale (la solita festa in onore di una coppia ritenuta superaffiata), ma nel finale giunge ad annotazioni graffianti. Il film descrive il raduno di alcuni amici malati di nervi in un luogo chiamato Hollywood. Quasi una seduta psicoanalitica proposta con un minimo di perfidia perché gli invitati conoscono da vecchia data i padroni di casa, gli attori e qui anche registi Jennifer Jason Leigh e Alan Cumming. E, nel mezzo della festa, un momento inatteso di verità: l"attrice confessa che, pur di restare in carriera, ha rinunciato al figlio che gli amici le avevano augurato di poter avere. Una confessione che sconvolge i ritmi della commedia, le regole del cinema color pastello. Con i loro film la coppia Jason Leigh-Cumming e il single Mamet, quindi, smontano il mito diffuso da tanta stampa rosa e no degli hollywoodiani come gente felice, caparbiamente ostile a ogni parvenza di buonsenso.