L’eccezione è il manzoniano principe di Condé che dormì profondamente prima della battaglia. Pare invece che Leonardo da Vinci facesse solo pisolini, e che Winston Churchill arrivasse al massimo a 4 ore di sonno. Noi poi abbiamo avuto un presidente del Consiglio che si vantava del fatto che gliene bastassero tre. Di ore, intendo. Dico questo perché dormire poco sembra sia diventata una qualità, quasi che le ore sottratte al sonno equivalessero per forza a tempo prezioso occupato per fare cose molto più utili e importanti. Un’indagine – soporifera come quasi tutte le statistiche, ma necessaria per inquadrare il problema – certifica che il 45% degli italiani soffre di insonnia transitoria, e 9 milioni di insonnia cronica. Quattro su dieci faticano ad addormentarsi, 7 su dieci accusano a vario livello disturbi del sonno. Secondo il Cnr, circa il 20% degli italiani dichiara di usare o di aver fatto uso di sonniferi. Sottolineo questo per far sentire meno solo chi di notte vaga per casa e invidia coloro che, se per caso si svegliano prima del tempo, sanno girarsi e riprendere a dormire. L’insonne vero invece convive con il “mostro”: se ne lamenta, ma non vuole consigli. Sa che se ce ne fosse uno risolutivo, non esisterebbero più gli insonni. Il problema principale di chi non riesce a dormire però è che gli succede di notte. A molti farebbe comodo capitasse di giorno.