Una trappola per l'intero sistema previdenziale è racchiusa nel disegno di legge (n. 2531) sulla libertà religiosa, che intende superare la legislazione degli anni 1929-1930 sull'esercizio dei culti diversi dal cattolico (definiti culti «ammessi»). Il provvedimento è attualmente in discussione alla Camera.
L'articolo 27 della proposta contiene una disposizione relativa ai ministri di culto, attribuendo loro la "facoltà" di iscriversi al Fondo Clero gestito dall'Inps. Da qualsiasi punto di vista, questo articolo del disegno di legge appare nocivo per il Fondo sacerdotale ma soprattutto per il sistema delle assicurazioni sociali. La tutela pensionistica assicurata dallo Stato è garantita infatti dal carattere obbligatorio di queste assicurazioni (vecchiaia, invalidità, malattia, maternità ecc.). Tutto il sistema si fonda sul principio di solidarietà tra le diverse categorie sociali e tra le generazioni contigue. Nel momento in cui il sistema obbligatorio viene leso e si riconosce ad un cittadino la "facoltà" di iscriversi al sistema previdenziale (Inps od altri enti) si nega quindi alla radice il principio della solidarietà; in questo visuale l'iscrizione alla previdenza avviene solo per una mera convenienza personale. Sono facilmente intuibili i pericoli per l'intero sistema previdenziale, se si considera che la "facoltà" di iscrizione, una volta ammessa nella futura legge sulla libertà religiosa, potrebbe essere poi invocata da qualsiasi altro lavoratore nella rispettiva gestione previdenziale.
Nei riguardi del Fondo Clero, il disegno di legge conferma tuttavia l'obbligo di iscrizione per i sacerdoti della religione cattolica e riserva la "facoltà" di assicurazione a tutti gli altri ministri di culto (una precedente proposta governativa prevedeva l'iscrizione facoltativa generale, senza eccezioni).
Con la nuova formula, verrebbe leso il principio di unitarietà del fatto religioso, introducendo poi un criterio di discriminazione fra tutti i ministri di culto (cattolici e non cattolici, contrariamente a quanto stabilito dalla legge istitutiva del Fondo Clero). Si crea, infine, una disparità di trattamento tra le stesse confessioni religiose riconosciute dallo Stato, essendo solo quella cattolica ritenuta "degna" di una tutela previdenziale obbligatoria.
La palese irrazionalità dell'iscrizione Inps facoltativa - da tempo denunciata dal Comitato amministratore del Fondo clero - potrà essere superata, presumibilmente, in sede di discussione parlamentare. È appena di giovedì scorso l'iniziativa del Ministero delle Finanze, accolta con parere favorevole dalla Commissione Bilancio della Camera, di modificare l'articolo incriminato e disporre l'iscrizione obbligatoria per tutti i ministri di tutte le confessioni. L'intento del Ministero è suggerito dalla opportunità di evitare minori entrate contributive per l'Istituto della previdenza sociale.