«Ingegneria»? Basta che curiRenzoPegoraro
In genere si distingue tra interventi sulle cellule somatiche (del corpo umano) e quelli sulle cellule germinali (gameti) e sull'embrione. Per le cellule somatiche c'è un generale consenso nella comunità scientifica e nel dibattito bioetico e normativo di rispettare i princìpi della ricerca terapeutica: valutazione rischi/benefici, informazione e consenso dei pazienti, giustizia ed equo accesso di tutti. In molti casi si tratta ancora di sperimentazioni, quindi sono necessari cautela, chiara e completa informazione dei pazienti e anche dell'intera popolazione, trasparenza e attenzione a non alimentare attese irrealizzabili. Sono questi i princìpi etici fondamentali che impegnano tutti. Per le cellule germinali, che trasmettono le modifiche sui discendenti, prevale l'atteggiamento prudenziale. Infatti è impossibile prevedere le conseguenze a lungo termine, non c'è sicurezza e manca un consenso informato dei soggetti che nasceranno; e sfuma la barriera tra cura e ricerca di "miglioramento"/potenziamento degli esseri umani. La Convenzione di Oviedo del Consiglio d'Europa (1997), vieta questo tipo di intervento. Una visione etica personalista promuove la centralità della persona umana, nella concezione di unità di corpo e spirito, e sostiene lo sviluppo scientifico e le applicazioni "ingegneristiche" a livello biomedico a servizio di tutta la persona, per curare, per offrire a tutti trattamenti ancora di frontiera, spesso costosi nelle prime fasi di studio e utilizzo, ma da estendere a tutti coloro che ne abbiano bisogno.