Mascherine (all'aria aperta), conto alla rovescia e poi: liberi! Semplice? Non proprio. Come saremo, come penseremo, come ci comporteremo? Va preso sul serio l'avvertimento di Giordano Tedoldi (“Libero”, 22/6), riassunto nel titolo: «La liberazione. Che bello rivederci in faccia. Ma adesso cerchiamo di non perdere la testa». Sommario: «Il senso di responsabilità è ancora necessario». E ci mancherebbe. Tedoldi sfoggia una prosa hard, inusuale sui quotidiani: al primo capoverso, 18 righe di proposizione relativa, un inciso, con soggetto e predicato così lontani da scrutarsi con il binocolo. Secondo periodo di 21 righe. Fino alla sintesi, questa sì sintetica: «Libertà, dunque. Ma attenzione, siamo italiani, storicamente ci siamo dimostrati parecchio inetti nel fare uso di diritti e doveri». Ma poi, davvero tutti sapranno godere di questa libertà? Se lo domanda Antonella Viola (“Stampa”, 22/6, titolo: «La prudenza e il sorriso»): «Le persone anziane o quelle più spaventate riusciranno a fare a meno delle mascherine o continueranno a indossarle, incapaci di superare la paura»? Ribadisce Viola: togliere le mascherine è «un passo iniziale verso la normalità che, occorre ripeterlo, passa solo attraverso la vaccinazione di tutta la popolazione».
Non è così semplice... “Repubblica” (23/6) scomoda Massimo Recalcati. Titolo: «Cade un simbolo di cui forse avremo nostalgia. Grazie sorella mascherina». Occhio alla parola: “simbolo”, non solo e non tanto “dispositivo medico”. «È stata il nostro oggetto transizionale – scrive lo psicoanalista – il nostro riparo, il nostro scudo, la nostra salvezza (...). Insomma un sostegno indispensabile». E torneremo «alle nostre maschere più abituali», che «non si possono togliere». Un altro aspetto, con tanto di citazione di papa Francesco, è sottolineato sul “Corriere” (22/6) da Antonio Polito. Titolo: «Più liberi a volto scoperto. Sapremo restare “fratelli”?». Si fa presto a dire “via la mascherina, tutto come prima”. La questione è assai più complessa.