Indovina chi viene al G7? Per il Niger un posto a tavola
Magari non sarà colpa sua per i 180 morti di meningite (quasi la metà bambini) da gennaio a oggi. La capitale Niamey dove abita è stata tra le zone più colpite. Fortuna che una pioggia ha forse scongiurato il peggio, avvenuto nel 2015, dove i morti riconosciuti dalle autorità erano stati 577. Neppure colpa sua le carestie ricorrenti, non riconosciute e poi pubblicizzate per la raccolta di aiuti umanitari. Gli scioperi degli insegnanti, degli studenti, degli scolari, dei medici, degli avvocati, dei giornalisti e, con ogni probabilità del sabbioso Dio del Niger. Difficilmente salvabile appare, comunque, per gli arresti di attivisti di diritti umani, oppositori politici, comici e sindacalisti. Una lista a tutt'oggi aperta come lo scandalo della compagnia francese Areva. In ballo la compravendita clandestina di uranio con ministri di Stato e affiliati al partito. Raddoppia in qualche anno il patrimonio personale denunciato per obbligo di legge all'inizio del primo mandato presidenziale. Viaggia con un aereo usato, eppure costato un occhio della testa, e inaugura una centrale elettrica che nulla toglie al fascino delle notti di Niamey.
Magari sa perché i Sette autonominatisi Grandi lo invitano a tavola con tutti gli onori per qualche giorno. Patti chiari e amicizie lunghe. Lo sa bene anche lui che dei migranti e delle frontiere ha fiutato il business. Come dargli torto. Coi migranti (che se ne rendano conto o meno, che ci marcino o no) ci guadagnano tutti e ci vivono in tanti. E alcuni traggono da loro imperitura gloria umanitaria. L'Oim, che ha almeno due facce, coraggiosa e al guinzaglio, le varie Agenzie Europee tipo Frontex (esternalizzazione delle frontiere per filtrare gli indesiderabili) ed Eucap, che a colpi di milioni colonizza la visione della frontiera come sicurezza per i potenti. Poi tutti quelli che dei migranti e delle frontiere fanno incetta, e guai a chi tocca gli affari loro: le mafie questo lo hanno capito da tempo, nel Mediterraneo, in Italia come in Libia. Formano e pagano guardacoste, guardiacaccia e guardie di campi di concentramento umanitario dove si organizzano occasionali voli di ritorno accompagnato. Lui, il Presidente lo sa, e ha chiesto milioni e miliardi per salvare vite umane che prima neppure vedeva.
Magari gli verranno fatte felicitazioni per la fattiva collaborazione offerta. Per la disponibilità ad accogliere droni, militari francesi, americani, tedeschi, cinesi (che non mancano mai) e probabilmente anche italiani per controllare le frontiere libiche. Sarà persino applaudito quando darà le dovute garanzie ai Sette Grandi che lo onoreranno delle briciole, migrate nel frattempo dal tavolo.
Niamey, maggio 017