Indipendenza e imparzialità. Quello che i cittadini chiedono ai magistrati
Ripercorrendo un lungo cammino giurisprudenziale, la sentenza sottolinea con forza che l'indipendenza, essendo finalizzata a impedire collegamenti istituzionali capaci di incidere sull'autonomia decisionale del giudice, costituisce lo strumento per garantirne l'imparzialità. Potenziare la cultura e la pratica dell'indipendenza quale strada per avere la tranquillità di un giudice imparziale, è dunque un compito di tutti.
Certamente e in primo luogo lo è del Parlamento e del Governo, perché non capiti più, come talora accadde nell'esperienza pre-costituzionale, che il legislatore ordinario eluda con norme organizzative il principio di indipendenza della magistratura in quanto potere e dei magistrati in quanto persone e titolari di uffici giudiziari. A tale fine, è indispensabile ribadire la necessità di norme stabili e certe, specialmente in tema di stato giuridico dei magistrati: l'ulteriore, recente proroga, per determinati uffici e persone, della possibilità di richiedere il trattenimento in servizio, al pari dell'oscillazione legislativa in tema di anni di permanenza in una sede prima di potere chiedere il trasferimento o la promozione, non vanno in questa direzione.
È un compito, altresì, degli stessi magistrati, come singoli e come associati nelle diverse componenti dell'Anm: uti singuli, attraverso un abito di vita e uno stile che manifestino la realtà e la sostanza dell'indipendenza; uti socii, evitando di confondere tra leale collaborazione istituzionale e servo encomio, come nel caso di richieste "corporative", in sé anche giustificabili, ma tali da legittimare l'adozione di norme-fotografia o di regimi derogatori o di favore. Insomma, per tornare alla citazione del Siracide, è sempre utile ribadire, con riferimento al giudice, che non est apud illum gloria personae, per lui non c'è preferenza di persone.