«L’autore in quanto tale è sotto l’influsso della chiamata della grazia di Cristo e deve quindi essere un cristiano; l’essere autore per un uomo è un fatto cristianamente rilevante». Il noto teologo tedesco Karl Rahner, gesuita, uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II, con questa frase apodittica esprimeva tutta la sua convinzione nella forza della letteratura, nell’alta vocazione dello scrittore, nella natura evocativamente cristiana di chi scrive storie. Infatti, Rahner precisava poco dopo, in questo passaggio contenuto in Letteratura e cristianesimo (San Paolo): «Poiché e in quanto ogni uomo è “cristiano”, in un senso vero e decisivo – anche se non pieno e adeguato – è incalzato da Cristo».
In questa serie di piccoli contributi che si aprono oggi vorrei dimostrare, con qualche lettura maturata negli anni in scorribande curiose nella narrativa contemporanea, come molti autrici e autori siano stati «incalzati da Cristo», ovvero abbiano affrontato nei loro testi le grandi domande della spiritualità: quale senso ha la mia vita, se Dio esiste e com’è, se il male è l’ultima parola sulla storia del mondo, quale posto può occupare nella nostra esistenza l’amore e la speranza, la fiducia o il perdono. In un motto, vedere e indagare, insomma, se c’è un «Dio tra le righe» dei romanzi a noi coevi. Buona lettura, e buona indagine!
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