In «Joaz» di Benedetto Marcello le fede del Michelangelo della musica
Ideale manifesto programmatico delle istanze riformistiche propugnate da Marcello, Joaz è un'«azione sacra» che offre al maestro veneziano la possibilità di esprimere «sul campo» i principi attraverso cui intendeva tornare a nobilitare la pura arte della composizione, liberandola da inutili orpelli ed esagerazioni di stampo melodrammatico. Frutto della felice collaborazione con il letterato aristocratico Apostolo Zeno (già «poeta cesareo» alla corte imperiale di Vienna), il libretto dell'oratorio si ispira alle vicende veterotestamentarie tratte dai Libri dei Re e delle Cronache (e alla trasposizione approntatane da Racine nella tragedia Athalie) e fa proprie le regole delle tre unità aristoteliche di spazio, azione e tempo: l'intero racconto si svolge infatti in un unico luogo, sulla scena si assiste sempre a una sola trama senza intrecci paralleli e tutto accade in un arco di tempo ridotto e definito.
Un canovaccio rigoroso ed essenziale seguito pedissequamente nella lettura offerta dalla Neue Hofkapelle München e dal cast di cantanti diretti da Christoph Hammer (2 Super Audio Cd pubblicati da Orf Alte Musik e distribuiti da Codaex), impeccabile sotto il profilo strumentale, un po' meno dal punto di vista vocale, ma sempre condotta ai massimi livelli di tensione drammatica, scandita da una fitta sequela di recitativi e arie solistiche che nulla concedono a facili vezzi o inutili ornamentazioni, ma che appaiono scolpiti nella pietra del più ispirato «teatro dello spirito».