In «Carmina Celtica» gli echi di fede della musica medievale britannica
Da questa prospettiva prende avvio l'album Carmina Celtica realizzato dall'ensemble vocale Canty, guidato da Rebecca Tavener e accompagnato all'arpa da William Taylor (cd pubblicato da Lynn e distribuito da Sound and Music) per dare vita a un progetto che parte dagli antifonari del XII secolo per arrivare alle opere contemporanee (tutte commissionate o dedicate al gruppo scozzese e per la prima volta incise su disco) di autori da scoprire come Joanne Metcalf e James McCarthy o già conosciuti come James MacMillan e John Tavener (presenti in questa antologia rispettivamente con l'angelico Os mutorum e con l'ipnotico Two Hadiths).
Dietro al titolo Carmina Celtica, che sembrerebbe ammiccare a facili atmosfere in bilico tra stile fantasy e un vago misticismo new age, si nasconde un serio lavoro di studio e ricerca, unitamente allo sforzo di offrire una veste sonora adeguata alle più urgenti tematiche ecumeniche e confessionali del nostro tempo. In un così vasto orizzonte di riferimento, il lungo viaggio nel repertorio musicale britannico intrapreso da Canty spazia tra gli antichi canti gregoriani e le più moderne istanze compositive, diverse per ispirazione ed esiti artistici, ma che si attestano comunque verso convincenti livelli complessivi, soprattutto alla luce del messaggio di fondo, quantomai attuale, che li accomuna: anche nei periodi maggiormente bui e controversi della storia, la fede rappresenta l'unico punto fermo per affrontare le condizioni più difficoltose imposte dalla realtà e per rispondere ai desideri insopprimibili del cuore dell'uomo.