In Rete si prediliga il dialogo... purché non si parli della Juventus
Quanto a fede calcistica sono uno che ha abbandonato la pratica (cioè la frequentazione regolare degli stadi e/o degli schermi televisivi) da molti anni, salvo temporanei ritorni di devozione quando gioca la Nazionale o quando la squadra che mi è rimasta nel cuore compie una qualche (rara) impresa. Da ex tifoso avverto tuttora grande empatia verso chi nutre quest'altra passione, e dunque non mi sono stupito né dei sentimenti degli juventini, né di quelli degli... “altri”. Ma ho registrato la forte intensità, perlomeno verbale, di questi sentimenti: per qualche ora pure la WikiChiesa si è trasformata nel Processo del Lunedì, e anche tra i più convinti assertori dell'esigenza di mantenere, in Rete, uno stile di dialogo, un atteggiamento di ascolto, un confronto civile tra le opposte “tifoserie” ecclesiali, c'è stato chi ha aperto una parentesi rissosa, o ha dato spazio a un'ironia non proprio garbata. Solo qualche moderato ha mantenuto quel distacco sufficiente a farci sopra del sanante umorismo. Per l'incipit biblico e l'allusione all'attualità politica voto il tweet di Luca Grasselli: «Il lupo giacerà con l'agnello, il pisano col livornese, il grillino col piddino ma l'odio tra juventini e antijuventini non morirà mai».