In convento si fanno i «conti»
Tutti i membri degli ordini religiosi sono però vincolati da uno stretto voto di povertà (oltre alla obbedienza e alla castità), così che qualsiasi somma che ad essi perviene a titolo personale, come è la pensione, deve essere trasferita all'ordine di appartenenza secondo il diritto. Nella logica del buon economato, una risposta efficace all'invito dell'Inps è quella di scegliere lo stesso conto corrente intestato alla struttura religiosa, sul quale far confluire direttamente le pensioni mensili delle suore. La previdenza però non lo consente. La pensione è una prestazione personale e deve essere liquidata solo al titolare, direttamente o per delega. Di fatto però l'accredito automatico obbligatorio degli importi superiori a mille euro ha reso inutile il sistema delle deleghe alla riscossione. Per conciliare quindi tutti i vincoli di questa operazione (conto corrente esclusivamente personale, voto di povertà, normativa della congregazione di appartenenza) appare inevitabile intestare, come dovuto, un nuovo conto corrente alla suora pensionata, preferibilmente
presso la stessa banca fiduciaria della congregazione quale persona giuridica. La continuità già in essere del rapporto di clientela consente alla congregazione di concordare con la banca che gli importi di pensione che perverranno mensilmente sul nuovo conto corrente siano automaticamente e direttamente bonificati al conto della congregazione. Infatti, una volta accreditata la pensione, l'Inps è indifferente a tutte le operazioni che possono movimentare il conto corrente della suora, non avendo peraltro alcun titolo né ad averne conoscenza né ad operare interventi d'ufficio. L'Istituto di credito, dal suo canto, ha motivi di convenienza sia ad ampliare la sua clientela con nuovi conti correnti, particolarmente se non si tratta di una sola suora, sia a consolidare il rapporto clientelare con la congregazione. E' per questo che il mercato offre in questi giorni rapporti di conto corrente a costo zero.