Mai visto un diavolo che costruisse pentole, né una gatta che andasse al lardo. Invece credo da sempre che il gioco sia bello proprio quando dura molto, e vorrei vedere che faccia ha fatto Maometto quando la montagna si è presentata a casa sua. Oppure guardare in bocca a caval donato, anche perché erroneamente pensavo che ci fosse un cavallo che si chiamava Donato. Le stagioni poi, ammettiamolo, oggi ormai sono tutte mezze. Il fatto è che la realtà, prima ancora che la logica, sta uccidendo i proverbi. E che certi modi di dire occorrerebbe cancellarli. “In bocca al lupo”, per esempio: pare che l'augurio derivi dalla consuetudine di mamma lupa che, per proteggere dai pericoli i propri cuccioli, li sposta da una tana all'altra prendendoli delicatamente tra i denti. Diversamente non avrebbe alcun senso augurare a qualcuno di finire sbranato. Eppure pare sia obbligatorio rispondere di sperare che il lupo “crepi”, e allora l'assurdità del dialogo risulta lampante. Una soluzione forse c'è: armiamoci di un po' del sano coraggio che occorre per andare controcorrente. E partendo dal presupposto che la qualità delle risposte che si danno dipende dalla qualità delle domande che si fanno, quando ci augurano in bocca al lupo, iniziamo a rispondere, sorridendo: speriamo di no, grazie.