Impegnato o bell'uomo, anche da outsider l'intellettuale è cortigiano
Ci si potrebbe scrivere un libro. Ma dato che questa rubrica ha un titolo che promette un massimo di sintesi, mi limito a un piccolo gioco di carte tipologico su intellettuali e scrittori. Proviamo con quattro figure: l'outsider, l'impegnato, il cortigiano e il bell'uomo. Quattro tipi che quasi sempre si incrociano o in parte si sovrappongono, fermo restando che il cortigiano non può essere un outsider, perché essere “fuori” è la cosa che teme di più, al punto da vedere delle corti anche dove non ce ne sono. Oggi anzi è il tipo del cortigiano (perenne in Italia) che con il suo comportamento e la sua mentalità riesce a trasformare in corti anche istituzioni moralmente disinteressate. Il cortigiano sente di non esistere se non trova “un posto”, un giornale, una casa editrice, un'istituzione, un partito, che offrano vantaggi sicuri impossibili da ottenere con le proprie capacità individuali. Ci sono perfino critici che si specializzano nello studio di certi autori solo perché pubblicati da editori di prestigio e hanno una fama internazionale che permette a chi li studia di farsi notare.
Il tipo dell'autore impegnato si biforca in due sottospecie: l'impegnato che rischia di persona (piuttosto raro) e l'impegnato che si impegna per evitare rischi e si infila in uno schieramento prestabilito e di sicura fama. Molti impegnati sono anche dei perfetti cortigiani.
L'intellettuale come bell'uomo è stato un'invenzione dei francesi, innamorati della cultura impegnata solo se fa teatro. Bello più da vedere che da leggere, questo intellettuale è molto ricercato dalle corti. Quanto all'outsider, non importa se è bello o brutto. Se si impegna, lo fa senza chiedere aiuto a nessuno e così pochi lo ascoltano. A volte comunque non si impegna.