Il «banal grande» dei mass-media
Quotidiani strafalcioni
Ecco una raccolta degli strafalcioni delle ultime settimane. Su Repubblica: «La Chiesa individua nel sesso praticato al di fuori della procreazione la fonte del peccato» (17/7); «Il battesimo, cerimonia forse utile, ma piuttosto incomprensbile al neonato» (29/7); titolo: «Prega con la Bibbia e tenta il suicidio all'Ara Coeli», ma nel testo: «Stava pregando con il Corano in mano» (1/8); «Gli abiti dei sacerdoti protestanti» (20/8). Sull'Unità (14 agosto): sotto una foto di primo mattino della distesa di sedie preparate per l'udienza papale del mercoledì e ancora vuote, la didascalia dice: «L'immagine coglie San Pietro prima della consueta messa domenicale». Su Europa infine: lo storico (già comunista) Lucio Villari dichiara che «Cavour morì scomunicato» (30/7), invece il grande statista aveva ricevuto i sacramenti dal proprio parroco, con il consenso del Papa.
Uguali o pari?
Restiamo in tema. Sul Venerdì di Repubblica (23 luglio), Natalia Aspesi spiega così gli "ammazzamenti" delle donne: «Continuano a farci del male perché abbiamo espugnato un dominio che era assoluto» e perché «la Chiesa oppone resistenza all'invadenza femminile»: siano «venerate, purché stiano fuori dai piedi e non pretendano il sacerdozio». Argomenti stantii: che senso ha rivendicare un'"uguaglianza" che, di fatto, trasformi le donne in uomini? C'è un valido motivo perché l'unica specie di viventi che ha un nome specifico per la femmina è l'umana: la somiglianza a Dio. È la loro differenza che fa la femmina "pari" e non "uguale" al maschio, ma questa parità sarà piena quando, invece di imitare l'uomo, la donna avrà finalmente espresso tutta la sua potenzialità femminile. Giovanni Paolo II diceva: «Il suo genio».