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Il welfare, la scienza e i nuovi poteri

Pier Giorgio Liverani lunedì 18 ottobre 2004
Si è appena conclusa la Settimana Sociale su «Democrazia, nuovi scenari e nuovi poteri» ed ecco l"intervento di Giulio Tremonti nel dibattito che il Corriere della sera (mercoledì 13) promuove sul nuovo «Stato sociale». L"ex ministro descrive i prossimi scenari della società e sostiene che «sarà la scienza a determinare lo stato sociale del futuro [...] La cornucopia della scienza ha già cominciato a versare su di noi una nuova fantastica classe di beni e servizi» e ancor più lo farà nei «prossimi dieci anni». È vero, ma del welfare fanno già parte, per decisione della democrazia, molte "conquiste" della scienza: l"aborto facile e sicuro, la contraccezione anche abortiva, la fecondazione artificiale, la manipolazione genetica, la clonazione terapeutica, l"eutanasia e via dicendo. E il futuro promette altre pensabili e impensabili novità. Dunque la scienza, specialmente se adoperata per fini ideologici e se tradotta in tecnologie individualiste e utilitaristiche, è uno dei "nuovi poteri", anche se con la democrazia nulla ha a che fare. Lo Stato sociale non dipende solo dalla scienza, perché più che di beni e servizi è fatto di relazioni, uguaglianza, giustizia, centralità dell"uomo. È doveroso che metta beni e servizi a disposizione, ma la sua misura sociale va ben oltre il benessere materiale. A parte il fatto che, come dice lo stesso Tremonti, se «da un lato si offriranno speranze quasi illimitate di salute e di durata della vita, dall"altro saranno sempre più drammatici i vincoli di bilancio». A meno che la scienza non insegni a fabbricare denaro pubblico senza mortificare, con le tasse, proprio lo Stato sociale.
LA CHIESA E IL TEMPO«La morale che si vuol far passare» con la legge sulla fecondazione artificiale " scrive un editoriale del mensile Confronti (ottobre) " è «lontana dalla sensibilità dei cittadini» e costituisce «una sconfitta della Chiesa cattolica, una lontananza, un"estraneità dai fedeli che dovrebbe essere motivo di grave disagio e di preoccupazione per chi si pone come pastore della gente». In questo modo «la Chiesa cattolica si pone fuori dal tempo». È strano che una rivista che, nella testata, si definisce «mensile di fede, politica e vita», chieda di scendere a facili compromessi in materia di morale e di educazione spirituale. Se la Chiesa è durata fino a oggi è stato anche per la coerenza del suo magistero in queste materie: si può perdere un regno per non tradire la parola di Gesù sul matrimonio. E anche se qualcuno se ne allontanerà, la Chiesa vive nel tempo, ma in vista dell"eternità mentre chi «si estranea» rischia di rimanere nel tempo.
PRIMATIIl "caso Buttiglione" ha aperto le cateratte del fondamentalismo laicista anche per Aldo Busi, gay dichiarato, che si ritiene il più grande scrittore italiano moderno. Un suo commento sul Manifesto (giovedì 14) s"intitola: «Un frutto della nostra "cultura"». Capisco le virgolette a cultura, se riferite alla "nostra" (dei gay), ma non di quale «frutto» si tratti. Ho letto, infatti, solo il primo periodo: 67 righe. E non ce l"ho fatta a proseguire. Lo proporrò per il Guinness dei primati. No, non delle scimmie.