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Il voto a Trump e la religione secondo l’infosfera ecclesiale

Guido Mocellin sabato 16 novembre 2024
Con grande tempismo la newsletter della sezione “Religion & Public Life” (shorturl.at/gRXxk) del Pew Research Center, il popolare istituto americano di sondaggi d’opinione, ha riproposto il 6 novembre scorso le proprie rilevazioni sul neoeletto presidente Usa Donald Trump e la religione. «Si definisce un cristiano non denominazionale», cioè non si riconosce in nessuna confessione cristiana. Da un’inchiesta dello scorso febbraio, aggiunge la newsletter riportando i relativi link, risultava che il 4% degli americani adulti considera Trump «molto religioso», il 25% ritiene che sia «un po’ religioso» e il 68% pensa che sia «non troppo» o «per nulla» religioso; ma quest’autunno, «dopo la nomination di Kamala Harris come candidata del Partito democratico», la quota di americani che accredita Trump di un sentimento religioso è salita complessivamente di otto punti percentuali: dal 4 al 6% quelli che lo vedono come «molto religioso» e dal 25 al 31% quelli che lo ritengono «un po’ religioso». La newsletter si conclude con una piccola rassegna stampa sull’argomento “Trump e la religione”, che copre il giorno dell’elezione e quelli immediatamente precedenti. Da notare, su “Politico” (shorturl.at/fk5li), testata nativa digitale, un’analisi, che vari altri osservatori condividono, secondo la quale «Trump e i suoi alleati si sono posizionati come moderati sull’aborto», evitando in questo modo di perdere voti a favore dello schieramento democratico. Tra le grandi testate internazionali di informazione religiosa online, la statunitense “OSV News” sottolinea, in uno dei primi commenti (shorturl.at/a0efz), lo spostamento del voto cattolico a favore di Trump, come pure la francese (ma anglofona) “La Croix International” (shorturl.at/oPflb), che riporta, traendo i dati da tre differenti sondaggi, come il 56% dei cattolici avrebbe votato per Trump a queste elezioni, contro il 47% del 2020 e il 50% del 2016 (gli stessi dati sono commentati qui su “Avvenire” da Elena Molinari shorturl.at/Dek7z ). Invece l’americana “Catholic News Agency”, che fa capo al gruppo Ewtn, nel dopo-elezioni dedica a Trump due articoli relativi alla possibile attuazione di altrettanti punti del suo programma: l’inversione delle politiche favorevoli alle transizioni di genere introdotte dall’amministrazione Biden (shorturl.at/oQ3a6) e le deportazioni di massa di immigrati, che se attuate incontrerebbero l’opposizione dei vescovi USA ( shorturl.at/3qnmy ). Più distaccata dalle cose statunitensi, l’ispanofona “Religion Digital” si volge a ricapitolare i passati rapporti fra Trump e papa Francesco, definendoli sin dal titolo «intimi nemici» ( shorturl.at/G9T5k ), e successivamente ne valuta la vicinanza sui temi dell’aborto e dell’ideologia di genere e la distanza su quelli del cambiamento climatico e dell’accoglienza degli immigrati, ma lasciando aperta la possibilità di una convergenza papale sulla promessa trumpiana di porre fine alle guerre nel mondo. Guardando infine alla quota antimoderna dell’infosfera ecclesiale italofona, è vario lo spazio che ha dedicato alla vittoria di elettorale di Trump (mentre l’omologa area statunitense attende già di valutare l’attuazione del programma: vedi la rassegna de “La Nuova bussola quotidiana” shorturl.at/JvLBD). Nei blog “Stilum curiae” e “Duc in altum” prevalgono le valutazioni politiche del voto e con esse le critiche, indistinte, all’atteggiamento dei media mainstream italiani. Le valutazioni religiose sono lasciate alle parole di Carlo Maria Viganò, già nunzio negli USA e attualmente scomunicato per scisma: c’è un “Te Deum” per Trump (shorturl.at/fJOze) ripreso dal profilo X dell’arcivescovo e una sua successiva, più lunga analisi (shorturl.at/djaT4), in cui permane il parallelo, tipico di questo autore, tra il presunto «deep state» e una altrettanto presunta «deep Church», e dove si dichiara che anche papa Francesco appartiene «alla religione woke» impersonata dalla Harris e sconfitta da Trump. Più sobrie, “Messa in latino” sottolinea (shorturl.at/bLkWC) che il vicepresidente eletto James D. Vance criticò papa Francesco per le restrizioni alla messa in rito tridentino, mentre “Chiesa e post-concilio” dà spazio (shorturl.at/VESnA) alla dichiarazione di voto pro-Trump di Peter Kwasniewski, autore statunitense che difende la tradizione cattolica. Infine “Corrispondenza romana” pubblica due analisi: una è di taglio geopolitico, mentre l’altra (shorturl.at/x6Zox) si sofferma sulla «vera idea» di Elon Musk sull’aborto, dato il ruolo che egli va assumendo al fianco di Trump. © riproduzione riservata