Il volley sale in cima al mondo ma rimane all'ombra del calcio
Il 13/9 comunque un po' tutti recuperano, con un'impennata di fantasia: "Corriere della sera", "Stampa" e "Gazzetta", intervistano tutti Simone Giannelli, proclamato miglior giocatore del torneo (ossia del mondo); il "Giornale" intervista Yuri Romanò, schiacciatore formidabile che fino a ieri non era neanche titolare nel suo club. Eppure qualche domanda dovremmo farcela, noi cronisti. Com'è che l'Italia, formidabile in sport individuali come nuoto, ma anche sprint e salto in alto, eccelle pure negli sport di squadra di palestra, quelli sottopagati e relegati nelle sentine dei quotidiani sportivi? Sulla "Repubblica" (13/9) se lo domanda Gabriele Romagnoli. Il titolo allude ai due allenatori: «La regola di Poz e Fefè, nessuno si salva da solo». Due coach se non opposti, quasi: «Tsunami e fiume». «Il Poz - scrive un Romagnoli in splendida forma - è, più che caldo, sulfureo. Vive perennemente sulla corda (…). Fefè non è freddo, ma tiepido sì (…). Il Poz strepita, Fefè spiega». Infine, la nota più rimarchevole: «Le loro squadre valgono più della somma dei talenti dei singoli che le compongono. È la costruzione del gruppo l'effetto in cui eccellono». Un Poz e un Fefè anche in politica cercansi disperatamente.